Tempo di Sinodo, torna il Vaticanista a sfidare il fumo di Satana

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POPE'S MASS FOR THE BISHOP SYNOD'S OPENING IN SAN PETER SQUARE

di Giovanni Fabbrini

Dopo un breve periodo di stop riparte la rubrica che vuole sbloccare l’anticlericalismo cronico; riparte con tanto di sinodo in corso. Un sinodo che tratta argomenti abbastanza centrali senza tuttavia proporsi di modificare la dottrina: d’altra parte nessuno, da qualche secolo, si propone di modificare la dottrina, eretici a parte.

La stesura primaverile de La Chiesa dei tiepidi e i pilastri della teologia moderna, in cui si ribadivano i concetti di consapevolezza e volontarietà nella ricerca della fede, ha provocato varie reazioni: trattasi di un articolo amato e odiato, che ha peraltro anticipato di qualche giorno, non senza sorpresa dell’autore, alcune dichiarazioni del segretario della Cei Galantino. Tuttavia, sottoposto all’attenzione di un sacerdote, è stata notata l’arditezza nell’apertura a temi recentemente alla ribalta: matrimonio ai preti e comunione ai risposati. Il risultato dell’analisi più o meno suona come segue: “il matrimonio ai preti, comune a tutto l’ebraismo, sarebbe legittimo e naturale mentre lo stesso non può dirsi dello stato di coloro che hanno sposato una divorziata o si sono risposati da divorziati. Questi si trovano in contraddizione con le scritture e i comandamenti e di conseguenza in stato di peccato mortale”. Eppure il senso comune sembra digerire bene un risposato che si approccia al sacramento e parimenti il sinodo, sulla stessa linea, sembra voler legittimare proprio la comunione ai risposati, tralasciando o rimandando il problema, in realtà molto meno impegnativo, nel senso che potrebbe essere affrontato con maggiore disinvoltura, del matrimonio ai preti.

Non è scopo del presente articolo quello di questionare nient’altro che non sia un’evoluzione del modo di porsi della Chiesa nei confronti del mondo. Quel mondo da cui distaccarsi, quel mondo da detestare e tuttavia quel mondo nel quale ognuno di noi a un certo punto della propria vita finisce per trovarsi. Salvo la pena di essere, appunto, fuori dal mondo: condizione augurabile per chiunque abbia letto saggi del tenore de L’imitazione di Cristo, ma condizione anche per certi versi limitante oltre che difficile da raggiungere.

Per quanto moderna sia la Chiesa, non sarà mai al livello dei concerti Rock, inutile sforzarsi di correre dietro alla modernità, meglio piuttosto proporre qualcosa di fortemente alternativo: questa la classica tesi tradizionalista, rafforzata oltretutto dall’evidente calo dei fedeli negli ultimi decenni (caratterizzati dalla forte affermazione del modernismo in ogni aspetto della Chiesa sia esso valoriale, ideale o estetico).

E’ significativo come l’universo modernista sia altrettanto compatto nella sua estetica, nella sua filosofia e nei suoi valori di punta: l’uomo deve essere se stesso, avvicinarsi a Dio per come è. Che l’uomo debba cioè direzionarsi verso Dio senza voler essere qualcosa di diverso davanti al suo Dio. Visto che la religione è fatta per l’uomo – e non potrebbe essere altrimenti – l’uomo non ha motivo di considerarsi non all’altezza di essa, qualunque sia il suo stato. L’architettura delle Chiese di oggi è fredda, ispirata dalla sola matematica si direbbe; forse che l’uomo di oggi non sia altrettanto freddo e matematicizzato? Perché mostrarsi diversi davanti a Dio? Ciò che conta è la direzione che l’uomo prende, direzione che un romanticismo passatista non farebbe altro che disturbare.

Lo stesso Cristo, venerato in via socialmente vincolata e, per così dire, automatica, nel Medioevo, viene ora cercato in via consapevole e volontaria, la fede non essendo che il risultato di una scelta. La scelta avviene nel cammino dell’uomo, cammino nel quale la libertà intellettuale, la fiducia nella volontà umana e il libero arbitrio sono i protagonisti. Quest’ultimo da essere una concessione pericolosa del cielo diventa piuttosto uno strumento per esaltare la bontà della volontà umana: il concetto è ben espresso da uno dei documenti più arditi venuti fuori dal Concilio Vaticano II, la Dignitatis Humanae. La volontarietà, la consapevolezza della scelta, la dimensione stessa della scelta umana sono i pilastri della teologia moderna.

Non resta che pregare la Vergine perché illumini gli uomini del Vaticano, il Papa per primo, e perché scacci quel fumo di Satana che ogni tanto fa capolino nei palazzi sacri.

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Copertina: Samantha Zucchi, Sinodo

Commenti

2 commenti a “Tempo di Sinodo, torna il Vaticanista a sfidare il fumo di Satana”

  1. enrico

    Articolo interessante, come gli argomenti che dovrà affrontare il Sinodo.
    Complimenti a Giovanni per la sua attenzione ricorrente ai temi religiosi e per la serietà che dimostra nel proporli.
    enrico

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