Primarie PD, è corsa a tre

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Lo confesso. Lì per lì stavo per intitolare questo articoletto ménage à tròis. Ho desistito poiché in fin dei conti il “triangolo” implica comunque una relazione caratterizzata da medesimi fini, quindi complicità e attrazione. Mentre i tre candidati – Enrico Coppi, Massimo Flori e Fabrizio Tondi, in ordine alfabetico – in comune hanno sì lo stesso fine ma la relazione non è poi così stretta, almeno a livello politico.

Il Coppi, ha svolto un mandato d’assessore in Comune, oltre a trascorsi all’APT e nella Comunità Montana, conclusosi con una dimissione per diversità di vedute. Il secondo, il Flori, ha già ricoperto il ruolo di sindaco (un mandato a metà anni Novanta) e due consecutivi nelle giunte Avanzati.  Mentre del terzo, Tondi, si ricorda la militanza nel Partito Socialista – con il quale si candidò per la carica di consigliere – e si presenta oggi a raccogliere le simpatie di parte dell’amministrazione uscente e di una fetta di renziani.

A ben vedere non ci troviamo esattamente di fronte a tre novelli della politica. Tutt’altro. Da una parte meglio così, giacché per occuparsi della res publica servono innanzitutto programmi convincenti, squadre forti, strategie ad hoc e appunto esperienza; altrimenti si rischia di fare la fine dei grillini, coloro i quali stando ai proclami avrebbero dovuto aprire il parlamento come una scatoletta di tonno (cit.); mentre la realtà racconta di una spinta propulsiva esaurita in un quotidiano sproloquiare, sostanzialmente inutile se non dannoso per le stesse istituzioni.

Tornando a noi, nessuno dei tre rappresenta la cosiddetta gauche caviar (a voi la pronuncia, ché il sottoscritto è sempre stato un asino in francese) e nemmeno, a dirla tutta, quell’innovazione invocata a gran voce da chi non perde occasione per chiedere un ricambio generazionale. Tre candidati percepiti in maniera differente dallo stesso Partito democratico che forse per dare seguito alla tradizione avrebbe fatto anche a meno delle primarie. Invece siamo di fronte a un’incertezza totale e non programmata frutto anche del coraggioso scompiglio apportato da Matteo Renzi (già immaginiamo “via del Nazzareno” come capitolo di Storia degli anni futuri).

Sbilanciarsi sul vincente oggi risulta praticamente impossibile. Diciamo che Flori potrebbe rappresentare il candidato ideale della parte più a sinistra del PD, laddove Coppi rappresenta la parte annessa a Renzi ma con simpatie, anch’esso, nella sinistra meno accentrata; mentre il Tondi abbraccia virtualmente l’attuale sindaco Avanzati sposandone a grandi linee i progetti e i contenuti che ne hanno caratterizzato il (doppio) mandato in scadenza a maggio. J.

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Copertina: Jules et Jim, François Truffaut, 1962 (+ PD)

Commenti

3 commenti a “Primarie PD, è corsa a tre”

  1. nadia

    Chi non si rende conto della grande porcata di ieri alla Camera, dove i soli grillini si sono ribellati all’ennesimo regalo alle banche (mentre è in arrivo quello delle annunciate “privatizzazioni”) e di quella in corso per la legge elettorale, dovrebbe preoccuparsi della propria maturità politica.
    Inutile disturbare la storia per raccontare quella di Via del Nazzareno se non nel senso che prima si manifesta come tragedia e poi come farsa
    Quanto ai tre, stabilito che non si tratta certo di un triangolo, bisognerebbe raccontare dove sta la loro diversità.
    Suggerisco una risposta semplice : prendere , non prendere o come prendere i soldi di Enel?
    Per giocare la partita sono scesi in campo e si stanno allenando un ex democristiano che interpreta il cristianesimo come forma social -capitalista blairiana,di un ex ambientalista convertito alla religione eco-affarista della Bramerini e…….. quello che resta di un comunista.
    Due contro uno . Via ai calci negli stinchi.

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  2. abbadianews

    A ragion di cronaca sostenere che gli unici a ribellarsi sono stati i 5 stelle è una vera e propria falsità, visto che la Meloni e Fratelli d’Italia sono stati forse i primi a denunciare il “regalo” fatto alle banche. Prima ancora ci ha pensato Radio24. Inoltre, oltre a Fd’I, la stessa cronaca registra un allontanamento dall’aula da parte dei deputati della Lega, anche loro contrari al provvedimento.
    Ad ogni modo, per quanto mi riguarda, la “ghigliottina” usata ieri dalla Boldrini – donna che di sicuro non riscuote le mie simpatie – è stata una scelta sacrosanta; se fosse stato per i grillini sarebbe scattata la seconda rata Imu; e di tutto abbiamo bisogno fuorché di ulteriori tasse. J.

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  3. nadia

    Ma la ghigliottina non la usava Robespierre ? A differenza del Senato, nel regolamento della Camera non esiste questa procedura..Tanto è vero che si è trattato di una prima volta. Se non si conta quella suggerita da quel sincero democratico di nome Violante
    Sono in molti a sostenere che l’alternativa alla ghigliottina era semplice :presentare un altro ddl scorporando la faccenda Banca Italia. Esattamente la porcata che si voleva occultare dietro l’IMU
    Certo assieme ai pentastellati ci sono stati altri oppositori. Diciamo meno visibili?
    Si può aggiungere che forse la ghigliottina non è la parte più interessante del post ?

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