POESIA: Abbadia San Salvatore – Carlo Nardini

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—lP—

a cura di Antonio Pacini 

***

Abbadia, corteccia aspra,

Scoglio spumoso,

che del dio vulcano

il furore nascondi.

Dal verde effervescente

Delle perenni foreste,

avvolte sono le tue rughe.

Dentro di te giacque

assopita la tua chiara forza,

che pioggia di miserie

aveva sommerso.

Ma quando il lavoro di popolo

asciugò le amare gocce,

allora fu vento

che fischiò nel ristagno,

allora fu fuoco

che bruciò le strutture

antiche dell’inerzia,

allora fu germoglio

che esplose occulto

alla luce del sole.

Questa poesia è uscita dalla penna di Carlo Nardini, nostro illustre concittadino dipartito l’anno scorso alla veneranda età di novantanove anni. Di lui abbiamo già parlato e siamo certi si parlerà sempre di più nel futuro, soprattutto quando vorremo riprendere la ricerca del nostro passato. Prendiamo queste parole per far germogliare la forza che giace in questo paese, forse dispersa nelle divisioni interne. Crediamo sia giusto cominciare a celebrare il popolo di Abbadia che si è sollevato tante volte dalle difficoltà. Il giorno più glorioso per i badenghi è il 14 luglio 1212, una data sprofondata nell’oblio. Eppure fu in quel luminoso sabato che diventammo da sudditi a interlocutori grazie a uno Statuto tra i più antichi e avveniristici d’Italia di cui il nostro poeta, nonché avvocato, è stato fra i maggiori studiosi. I lettori ci scuseranno se avranno notato la ripetizione di questo argomento che abbiamo trattato già altre volte, ma ci piacerebbe farci tra i promotori, con qualche presunzione, del lavoro svolto dal Nardini e da altri verso la riscoperta di Abbadia.

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foto/copertina: Abbadia San Salvatore, P.zza XX Settembre; foto d’epoca.

Commenti

2 commenti a “POESIA: Abbadia San Salvatore – Carlo Nardini”

  1. Luciana Nardini

    Egregia Redazione,
    Mi sono imbattuta occasionalmente nel sito di lapostilla. Non conoscevo la vostra iniziativa. Grande è stata la mia sorpresa quando vi ho trovato una poesia scritta da mio padre, Carlo Nardini, e in calce un gentile riferimento alla sua memoria e al suo pensiero.
    Mio padre è stato un badengo vero. Ha amato il paese in maniera quasi viscerale. La sua massima aspirazione era promuovere nei compaesani una maggiore attenzione verso i temi culturali e la conservazione delle tradizioni e della storia del paese e delle sue genti. Pensava che certi temi fossero parte integrante (quindi non avulsi) dello sviluppo di Abbadia. Sperava sempre nei giovani.
    La vostra iniziativa editoriale l’avrebbe apprezzata moltissimo.
    Vi ringrazio sentitamente per lo spazio e per i riferimenti che gli avete voluto dedicare.
    Aggiungo che sono nata anch’io ad Abbadia. Le cose della vita mi hanno portato a vivere lontano, ma il legame che mi lega al paese si rafforza con l’età piuttosto che affievolirsi. Mi piacerebbe rimanere in contatto con voi e supportare le vostre iniziative e, perché no, qualora ce ne fosse occasione, condividere in futuro qualche altro spazio da dedicare alla memoria di mio padre. Non tanto per ricordare la sua persona ma per mantenere vivi i suoi ideali, la sua passione e la speranza di una rinascita culturale di Abbadia. Se nei secoli il paese è stato il riferimento per tutte le terre limitrofe, perché non può esserlo di nuovo?
    Luciana Nardini

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  2. Marco Azzolini

    Scrivo anch’io, come la mia carissima cugina Luciana, per ringraziarvi dell’interesse dimostrato alla poesia di Zio Carlo. Come certo sapete, pur vivendo gran parte della sua vita lontano da Abbadia, ha sempre mantenuto un’amore incondizionato per il suo paese natale, fonte di ispirazione per tutto ciò che ha scritto, dalle profonde ed ispirate poesie, alle giocose commedie in dialetto badengo che, anche mia madre, Leda Baiocchi, insieme alle sue amiche e colleghe di un tempo, hanno portato in scena riuscendo sempre a strappare un sorriso a paesani e a “forestieri”.
    Spero anch’io di riuscire a seguire le vostre iniziative future.
    Un caro saluto
    Marco Azzolini

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