Natale in casa Pacconi

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Il signor Enrico Pacconi di Abbadia San Salvatore ha la passione per i Presepi. Nel periodo natalizio per sua iniziativa la espone all’interno del suo fondo davanti al Teatro Servadio. La collezione comprende in tutto quasi 70 pezzi diversi, tra quelli completi e quelli più semplici composti solo dalla Sacra Famiglia. Entrando si ha la sensazione che sia sempre Natale e sono davvero molte le meraviglie che si possono ammirare all’interno, raffigurazioni di Natività classiche ma anche fuori dall’ordinario, che il signor Pacconi ci mostra con tanto orgoglio.

Ad Abbadia News-La postilla ha confidato: Da ormai 35 anni ho la passione per i Presepi, ma inizialmente non avevo pensato di farne una vera e propria collezione. Tutto cominciò con un Presepe di 50 centimetri di altezza, in cartapesta (che il signor Pacconi esibisce con orgoglio al centro dell’allestimento, ndr), un pezzo veramente fine, che oggi sarebbe introvabile. Quello fu il primo acquisto, un po’ come il primo amore. Mi colpirono dal primo istante i suoi colori tenui ma allo stesso tempo definiti nel panneggio di ogni abito e nell’espressione di ogni volto: a questo Presepe tengo particolarmente. Da allora ho cominciato la mia ricerca: il souvenir perfetto da ogni luogo che visito è il Presepe, così mi ritrovo ad averne molti, provenienti da diverse parti d’Italia e del mondo. Anche i miei amici e familiari condividono questa passione con me e sanno che il regalo più adatto da portarmi ogni volta che fanno un viaggio è un Presepe per ingrandire la collezione”.

Quando gli domandiamo da dove provengano i Presepi risponde:Oltre a pezzi italiani, in stile veneziano o napoletano, ho anche diversi Presepi provenienti da tutto il mondo. C’è quello costruito all’interno di una noce di cocco, quello ambientato dentro una conchiglia, quello in cui i personaggi hanno l’abbigliamento tipico del paese di provenienza. C’è quello interamente in legno che viene dalla Terra Santa, diversi provengono dalla Francia e da Lourdes, poi ancora dalle Canarie, dal Messico, dal Perù, dall’America Latina e dalla terra degli Inca. I Presepi che acquisto o che ricevo in regalo da amici e familiari di solito sono già composti, ma spesso costruisco io l’ambientazione che poi farà da sfondo. Le case, i paesi e le chiese le faccio in carta pesta o cartoncino e poi le rivesto con delle piccole tessere di pietra pomice tagliata a misura, per dare un effetto più antico ed elegante, che sembri quasi un mosaico”.

Continuando la conversazione ci spiega il significato personale del Presepe: “La raffigurazione della Natività mi ha sempre appassionato: vedo in quest’immagine una profonda bellezza. Il significato religioso è importante e mi sembra che attraverso il Presepe si possa comprendere meglio e ricordare più vividamente la nascita del Salvatore. Collaboro anche alla costruzione del Presepe all’interno della Chiesa di Santa Croce, allestendo il mio nella cappella del Sacro Cuore. Ammirare la bellezza del Presepe e l’arte della sua composizione riporta alla mente dello spettatore il significato religioso che la raffigurazione sottintende: in questo modo il Presepe si fa segno che contiene e trasmette il Natale. È per questo che nel periodo natalizio amo fare quest’esposizione e vorrei che ogni badengo, soprattutto all’interno del centro storico, rendesse visibile il proprio Presepe dalla strada: così ci sarebbe più atmosfera e più spirito natalizio”.

In casa Pacconi il Presepe è allestito 365 giorni l’anno ed è un’occupazione a tempo pieno: “Costantemente si lavora alle decorazioni e alla scenografia di sfondo. L’ambientazione riproduce spesso i luoghi familiari e paesani, come i caminetti degli altoforni della miniera o i due campanili dell’Abbazia, in modo da portare la Nascita direttamente all’interno della comunità. Lo spirito della manualità e dell’antica sapienza artigiana appartiene a questa famiglia, che preferisce ancora le cartoline di Natale agli sms e le casine fatte a mano piuttosto che quelle di plastica”. Quale Presepe potrebbe mancare nella raccolta di un simile collezionista? Quale il sogno ancora irrealizzato relativo alla collezione? Rispondendo a questa domanda il signor Pacconi non ha dubbi: “finire di montare il Presepe costruito con gli isolatori elettrici e fissarlo bene in modo che sia trasportabile”, ispirazione fornita ad Enrico dal figlio Giorgio, anche lui collezionista puro sangue. Proprio il figlio Giorgio, appassionato d’antiquariato, possiede una singolare raccolta di impianti elettrici d’epoca. Il fondo-museo che ospita la collezione, con cura divisa e catalogata, si trova in via Garibaldi 59 e si può trovare spesso aperto in occasione delle feste di paese, come la festa medievale e quella d’autunno. All’interno sembra che il tempo si sia fermato, si può ammirare una raccolta davvero singolare che non ha eguali nelle collezioni d’antiquariato. Il signor Giorgio spiega con cura la storia di ogni pezzo, di ogni interruttore, di ogni lampadario e l’uso che se ne faceva nel passato: sembra di stare immersi in un altro mondo, dominato ancora dalla luce calda delle vecchie lampadine e dal suono gracchiante dei vecchi altoparlanti. Il consiglio è di trovare il tempo per farci una visita.

Trent’anni di pazienti ricerche hanno prodotto una collezione unica nel suo genere: lampadari d’epoca con relativi piattini di porcellana e opalina, isolatori elettrici di diversi colori (meglio conosciuti ad Abbadia come “chicchere”) provenienti da tutto il mondo, dal Perù agli Stati Uniti, interruttori a farfalla e a levetta in guscio di tartaruga. E ancora interruttori in stile “peretta” a forma di ghianda lavorati ed intarsiati, lampadine antiche, interruttori tipologia “coltello” in miniatura, campanelli e relative pulsantiere lavorati e decorati, altoparlanti risalenti alla II Guerra Mondiale, stufette da scrivania per le mani degli scrittori (p.s. sarebbero comodissime anche oggi!). Ogni pezzo è diverso dall’altro e alcuni sono veramente introvabili, frutto di attente ricerche. Il vanto della collezione è rappresentato da una raccolta di cartoline di telegrammi, le più rare in carta a rilievo finemente ricamate in sera, risalenti dal 1911 al 1950. Non ci resta che tornare il prossimo anno a far visita al signor Pacconi, per vedere se il sogno del Presepe con gli isolatori elettrici, punto di congiunzione tra la collezione del padre e quella del figlio, si è finalmente realizzato. Ilaria Martini

Galleria immagini (foto di Manuel Baiocchi):

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Commenti

3 commenti a “Natale in casa Pacconi”

    1. redazione

      Non lo abbiamo, ci dispiace.
      L’intervista è stata fatta nel suo “studio” dove tiene i presepi.
      Può provare con l’elenco.
      Saluti
      JC

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