Il mito di Prometeo, la distruzione dell’uomo Riflessioni (non troppo estive) di Don Marco Belleri

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Prometheus

di Don Marco Belleri

Da oggi e per alcune settimane siamo lieti di ospitare una lunga riflessione, profonda e controversa, sullo “stato dell’uomo” scritta da Don Marco Belleri, parroco (di Seggiano) dallo sguardo severo e la penna fervida. Buona lettura.

“Spesso mi viene obiettato che vedo solo i lati negativi della nostra civiltà. Il fatto è che eventuali aspetti positivi ci sono presentati fin da piccoli con un lavaggio del cervello trasversale per convincerci della superiorità della nostra civiltà tecno scientifica”

Mi è stato chiesto di affrontare un argomento di cui ho già parlato in altre sedi locali. Cercherò di dare un quadro d’insieme, inevitabilmente frammentario, di alcuni punti su cui non si riflette mai sul serio, perché ormai è dato per scontato che questo è il mondo e chi pensa diversamente è un utopista nostalgico. (Non so se qualcuno ricorda il finale di Mission, in cui l’amministratore portoghese dice al cardinale: “non se la prenda, eccellenza, così è il mondo”. La risposta è stata: “no, così l’abbiamo fatto noi, così l’ho fatto io!”).

Se ci sarà qualcuno che desidera veramente un dialogo non superficiale, un confronto serio e costruttivo, mi farà piacere approfondire. Spesso mi viene obiettato che vedo solo i lati negativi della nostra civiltà. Il fatto è che eventuali aspetti positivi  ci sono presentati fin da piccoli con un lavaggio del cervello trasversale per convincerci della superiorità della nostra civiltà tecno scientifica, per convincerci che il nostro è ‘il migliore dei mondi possibili’; credo basti. Quando, per fare solo un esempio tra mille, vedi bambini sempre più piccoli passare ore davanti a videogiochi e ora tablet vari, non puoi non chiederti cosa questo mondo adulto e moderno ha portato per la vita, non come deviazione ma come manifestazione di ciò che è.

L’uomo moderno tenta di creare il mondo a propria immagine, di costruire un ambiente prodotto totalmente dall’uomo, e poi si accorge – quando se ne accorge – che può farlo solo a patto di rifare continuamente se stesso per adattarsi ad esso.  Ma questo è impossibile, perché l’uomo è una unità che pone le sue radici in quello che ha fatto Dio, non nel mondo che costruisce lui stesso. Le nostre facoltà sono equilibrate in modo che per realizzare le cose essenziali alla vita siano utilizzati tutti i lati della nostra umanità, da quelli fisici, a quelli intellettivi, a quelli del sentimento, a quelli sociali, nell’equilibrio del loro peso sulla persona. Qualsiasi strumento che alteri questo equilibrio e unità ferisce l’uomo e non può essere superato con la creazione di una super umanità più artificiale.

L’antico mito di Prometeo racconta di un uomo che sottrasse abilmente agli dei il monopolio del fuoco, insegnò agli uomini a servirsene per forgiare il ferro, divenne il dio dei tecnologi e fini legato a ferro e catene. La nostra civiltà prometeica, che si ritiene la più libera e indipendente della storia, è quanto di più incatenato potesse inventare lo spirito del male. Dobbiamo guardare in faccia la realtà: è l’uomo stesso che è in gioco. Qualcuno ha scritto, “l’uomo moderno, nato col liberalismo, l’individualismo, la democrazia, è divenuto ostaggio del meccanismo industriale, tecnologico, produttivo ed economico che lui stesso ha creato e che è sfuggito di mano agli stessi apprendisti stregoni che pretendono di dominarlo. L’uomo si è ridotto a un piccolo ragno al centro di un’immensa tela che si tesse ormai da sola e in cui il vero e unico prigioniero è lui”.

Sappiamo, o forse sapevamo quando usavamo tutte le facoltà dell’intelletto, che il nostro pensare e di conseguenza il nostro agire condiziona profondamente non solo il mondo esterno a noi ma anche la nostra stessa umanità. Fin dagli inizi il male vuole farci credere che superare tanti limiti non porta conseguenze. Famoso è il dialogo di Eva col serpente; Dio aveva detto che se avessero mangiato del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male sarebbero morti, il serpente dice che non è vero, che Dio l’ha detto solo per gelosia. E infatti hanno mangiato e non sono morti fisicamente; ma hanno buttato una parte importante della loro umanità.

Noi oggi continuiamo quella scelta; col mito del progresso, della tecnologia, dell’artificiale, stiamo continuamente buttando via parti sempre crescenti della nostra umanità, legata indissolubilmente alla terra, alla natura. La nostra civiltà sta distruggendo il mondo, creando sfruttamenti, ingiustizie, inquinamento e distruzione senza limiti; ma, ancora più grave, sta distruggendo la nostra umanità.

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Copertina: Arnold Bocklin, Prometeo

Ringraziamo Giovanni Fabbrini per la collaborazione.

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1 commento a “Il mito di Prometeo, la distruzione dell’uomo Riflessioni (non troppo estive) di Don Marco Belleri”

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