Agosto, il mese più freddo dell’anno
editoriale
S’aspetta l’estate come si aspetta una bella notizia. S’immaginano lunghe giornate trascorse al tepore di un casale. Al mare. In montagna. In visita nelle città d’arte. Fuori porta, sempre. Talvolta fuori regione, raramente all’estero.
Poi, dopo una toccata spesso fugace succede che ti ritrovi in paese e l’estate sembra (è) passata veloce come le ferie tanto agognate e ormai lasciate alle spalle. Si ritorna qui, dunque, a casa, all’Abbadia. Luogo che al netto di una crisi generale ha provato a fare di necessità virtù, rimboccandosi le maniche, organizzando una specie di notte bianca con negozi, bar e ristoranti aperti fino a mezzanotte. Il risultato forse ha superato le aspettative, con centinaia di persone che hanno preso d’assalto via Cavour, via Mentana, viale Roma, piazzale Michelangelo e le viuzze del centro storico; segno che quando si uniscono le forze e s’investe in obiettivi accomunanti i risultati si vedono.
Certo, le passate notti bianche, in primis quella storica con Caparezza in stato di grazia, sono un lontano ricordo, forse anche per mancanza di personaggi coraggiosi e inventivi come lo era il compianto Giuseppe Baldissero, a capo del CCN per diversi anni. Colui il quale ebbe, non senza contrasti in seno all’organizzazione di cui faceva parte, occhio lungo nel chiamare, oltre al succitato Caparezza, personaggi di impatto nazionale. Poi Giuseppe ci ha abbandonato alla fine di una calda estate di qualche anno fa, nell’agosto del 2009; insieme a lui se ne sono andati coraggio, cultura, inventiva e quel pizzico di follia che serve per buttarsi nelle grandi imprese.
Comunque con l’agosto 2014, fra Abbadia Viva Sotto le Stelle (la festa di cui sopra), l’Amiata Festival e Ferralbosko, possiamo dire di avere portato a casa la pagnotta, regalando ai compaesani e ai forestieri, però accorsi in maniera meno massiccia degli scorsi anni, un’estate da ricordare.
Per il futuro sarebbe d’uopo unire ancora di più le forze, cercare sponsor per progettare qualcosa di grande: un festival la cui portata risuoni in mezz’Italia. Trovare uno o più direttori artistici di rilievo. Qualcuno che capisca e conosca i gusti delle masse, magari senza scendere necessariamente a compromessi con la sottocultura da centro commerciale. Un festival estivo che raduni a sé migliaia di persone e si ripeta negli anni.
Per farlo serve un progetto. Più che i soldi, una buona idea. Un esempio a noi vicino può essere il Teatro Povero di Monticchiello, dove alla sceneggiatura, alla regia e al montaggio provvedono da anni gli abitanti del posto, uniti e con il solo obiettivo di fare meglio dell’anno precedente. Storie contadine, perlopiù tramandate dalla tradizione orale della Val d’Orcia. Una festa dove tutti trovano spazio e dove tutti sono importanti. Un evento costato poche lire e che oggi ha una eco importante.
Altri esempi si possono trovare tutto intorno a noi. Il Cantiere d’Arte di Montepulciano. La Festa della Musica di Chianciano. Il Live Rock di Acquaviva. La forza di questi appuntamenti, almeno inizialmente, non sono stati ingenti fondi o sponsor di rilievo, bensì l’essere riusciti a rimanere coerenti e coesi nel tempo, oltre all’avere proposto happening culturali e idee vincenti.
Una cosa simile Abbadia sta provando a farla con la Festa Medievale e la Festa d’Autunno. Eventi che a ragion del vero riscuotono un discreto successo, ma che al tempo stesso dovrebbero oggi arricchirsi di nuove idee e guardare al di fuori del contesto paesano, a costo di snaturare la festa. Inserire magari un concerto, un evento sportivo o un appuntamento importante come, per fare un piccolo esempio, invitare all’interno delle sagre in questione personaggi noti come può esserlo un grande chef che spieghi la cucina Toscana e che s’applichi a una dimostrazione pubblica o, appunto, una grande serata musicale; poi contattare le televisioni e avere un ufficio stampa con zampette da polipo in grado di lavorare tutto l’anno, che sappia arrivare un po’ ovunque e che abbia conoscenze “alte”.
Intanto la direzione sembra essere quella giusta. Anche l’idea di riunire tutte le associazioni parrebbe vincente. Vediamo che succede.
Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla. Ennio Flaiano
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Copertina: Giovanni Fattori, La libecciata (1885). Firenze, Galleria d’Arte Moderna.
Il titolo è ripreso da un brano dei Perturbazione.
“Lentamente muore… chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.” (Attribuita a Pablo Neruda ma – sembra – invece della poetessa Martha Medeiros).