Vaticanista; neoliberismo e cristianità
—lP—
di Giovanni Fabbrini
Negli ultimi tempi si fa tanto un gran parlare di neoliberismo e pare anche che molti esperti abbiano voluto vedere nell’affermazione di questo l’unica certezza politica degli ultimi, a dir poco, vent’anni. Anche in Italia l’attecchimento sembra forte, visto che a detta di alcuni, le politiche neoliberiste sarebbero volute e favorite anche da partiti che portano l’eredità di una sinistra integrale. Uno scontro titanico è in atto ai vertici di tale partito, la cui dirigenza era generalmente caratterizzata dal disprezzo del verbo avere e dall’insofferenza verso il commercio e l’impresa. Veniva incontro alla vecchia guardia la teoria Keynesiana della spesa pubblica risolutrice, il culto del moltiplicatore, una certa retorica anti-furbetti e in alcuni casi anche un richiamo cristiano al distacco dai beni materiali se non anche la negazione della doppia fedeltà.
Esiste un modo per vivere cristianamente ricchezze e proprietà?
Di solito ci si richiama alle virtù della moderazione e della generosità. Si aprono poi due strade, quella della sapienza veterotestamentaria e quella della povertà evangelica. Da un punto di vista sociale è importante ricordare che la proprietà privata rappresenta una lesione a un ordine che altrimenti sarebbe eccessivamente verticistico. La laboriosità e la precisione della classe proprietaria permette di creare un tessuto sociale forte nei confronti dei vertici della società. Non solo; l’ingegno di che uno stipendiato applica per portare a termine una mansione non è paragonabile a quello di un proprietario che fa crescere e rende prospero il proprio sistema di risorse. L’emancipazione di chi ce la fa con le proprie forze è insomma un miracolo, qualcosa di prezioso. Ma qui arriva la proposta consistente. Perché non tassare le rendite e detassare il lavoro? Una proposta di una forza argomentativa infrangibile, che non ha pari. A cosa servirà poi tutto questo lavoro se non a creare risparmio e quindi investimenti e rendite è una bella domanda.
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