Storia di ABBADIA SAN SALVATORE: da re Ratchis alla miniera, fino ai giorni nostri
Storia
Abbadia San Salvatore sorge sulle pendici orientali del Monte Amiata, su di un pianoro alla base del cono vulcanico e a dominio della Valle del Paglia. Sorge al limite della copertura boschiva e domina il paesaggio spoglio della valle (*)
Attualmente la città antica costituisce solo una piccola parte del centro abitato, che si è notevolmente accresciuto in seguito alla trasformazione della struttura economica e sociale prodotta dall’apertura della miniera di mercurio, nel 1895. La crescita urbana è avvenuta verso ovest, nell’area compresa fra il centro antico e il nuovo stabilimento minerario, per cui è stato necessario abbattere il bosco di castagni.
L‘antico borgo medievale risulta marginale rispetto all’attuale centro, via Roma, e conserva ancora il carattere chiuso e raccolto di “terra murata”, sebbene le antiche mura non siano più visibili. In prossimità del borgo sorge l’Abbazia di San Salvatore, che comprende la chiesa con la cripta, il chiostro e qualche edificio, ampiamente rimaneggiato, dell’antico complesso che costituiva il monastero.
A proposito dell’Abbazia, la tradizione vuole che all’origine della fondazione dell’Abbazia di San Salvatore ci sia stato un evento miracoloso, che vide protagonista un re longobardo. Al tempo di Papa Zaccaria morì il re Liutprando e i longobardi elessero re Rachis. Egli si dedicò molto alla vita spirituale e promise di costruire in Toscana dei monasteri. Essendosi fermato ai piedi del Monte Amiata per una battuta di caccia, venne a sapere che sul Monte alcuni guardiani di suini vedevano su un albero un lume, ora uno, ora trino. Mandò delle persone ad indagare. Quando gli inviati confermarono ciò che si diceva era vero, il re volle andare di persona sul Monte e anche a lui apparve la stessa visione. Così nel luogo in cui sorgeva l’albero fece costruire una chiesa.
È opportuno aggiungere inoltre che proprio la costruzione dell’Abbazia ha permesso lo sviluppo del paese. Il borgo si è sviluppato in modo regolare, secondo la conformazione e la natura del luogo, che era pianeggiante e limitato, verso est, da balze rocciose che costituivano un elemento naturale di difesa. Per accedere al nucleo originario del paese bisogna passare attraverso Porta Castello, chiamata anche Porta della Badia, perché conduceva all’Abbazia.
Le abitazioni più antiche costituiscono la Castellina, nome che deriva dalla latina “castrum” (castello fortificato); qui le vie si innalzano e scendono seguendo la conformazione del terreno e offrendo scorci molto suggestivi. Con l’accrescersi della popolazione si rese necessario allargare il nucleo abitativo che, dopo il 1000 e fino alla fine del 1200, si andò estendendo lungo quattro direttrici parallele: il Corso Maggiore (l’attuale via Neri), il Corso di Mezzo (l’attuale via Maraghini), il Corso de’ Fabbri (l’attuale via Garibaldi) e l’attuale via Mazzini.
Questo ampliamento urbanistico, che costituisce la parte detta “Castello”, ebbe bisogno di un’ulteriore cinta muraria e di strutture fortificate (il Torrione); è detta Porta Nuova e risale agli anni seguenti il 1278, data in cui gli abitanti di Callemala, villaggio nella Valle del Paglia, per ragioni di sicurezza si trasferirono ad Abbadia. L’intero agglomerato urbano era fortificato da mura che oggi non è possibile vedere, perché nel corso dei secoli sono state inglobate nelle abitazioni più esterne.
Si accedeva al castello, oltre che dalla porta della Badia, a nord, dalla Porta del Cassero, ad ovest, dalla Porticciola, a sud, da Porta del torrione, (o Porta Nuova), a est. La Porta del Cassero è cosi chiamata perché era munita esternamente di un fortino, o Cassero, per la difesa del paese; le fortificazioni erano indispensabili soprattutto nella parte ovest, dove il terreno era pianeggiante. Un ulteriore sviluppo del paese si ebbe tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300, partendo dalla Porticciola; questa parte nuova prende il nome di Borgo, si snoda lungo l’attuale via Pinelli e si conclude alla Porta di Borgo; in questa parte del paese non furono necessarie fortificazioni particolari, perché alcuni fossi e delle scogliere costituivano già una difesa naturale. Questo assetto del paese rimase praticamente invariato per secoli.
Verso la fine del 1700 Abbadia viene descritta come un paese povero, abbandonato e vecchio, dove i lavoratori più miseri vivono ammassati in piccoli e malsani tuguri. Alla fine del 1800 il paese si limita al Borgo medievale e a poche case all’esterno delle mura, allineate lungo le nuove vie (via Mentana, via Cavour, via XX Settembre – l’attuale via Roma), dove passa la strada provinciale. Nel 1880 viene approvato un piano edilizio, riguardante le nuove costruzioni da eseguire nei dintorni del paese e particolarmente nei pressi di via XX Settembre. Alla fine del 1800 e nei primi anni del 1900, in concomitanza con l’apertura della miniera, si avvertono delle nuove esigenze, alle quali, in parte si cerca di far fronte:
- ad una prima sistemazione della zona esterna alle mura (Orto dei fossi), che diventerà, fra breve, il centro del paese;
- viene portata l’acqua potabile all’interno del borgo;
- nel 1903 arriva la luce elettrica, anche se con l’installazione iniziale di sole trenta lampade in via Neri;
- viene costruita una strada provinciale di collegamento con la Stazione di Monte Amiata;
- viene concesso il permesso di installare il telefono;
- si assiste infine ad una notevole attività edilizia.
Nell’Amiata, al contrario che nella Maremma, l’apertura delle miniere non provoca la formazione di nuovi centri, di villaggi minerari, ma al massimo uno sviluppo dei centri medievali vicini alle miniere. Il più delle volte si ha un sovraffollamento dei borghi medievali, dove le classi popolari si ammassano in “malsani tuguri”.
Abbadia rappresenta un’eccezione e già nel 1904 viene sentita l’esigenza di costruire case popolari, oltre che di elaborare uno strumento urbanistico che possa rispondere alle prospettive di sviluppo. Con un primo piano regolatore, nel 1910, si prevedeva un ampliamento del paese nelle immediate vicinanze del Borgo, consistente nella costruzione di una serie di vie parallele a quelle a quelle già esistenti nella parte nuova (via Mentana, via XX Settembre, l’attuale via Roma); non ci si era ancora resi veramente conto dell’importanza che avrebbe assunto la miniera come polo di attrazione per lo sviluppo urbano del paese. Come era prevedibile, il piano regolatore del 1910 si dimostrerà inadeguato e tutta l’attività edilizia si sposterà verso lo stabiliento minerario.
In questo periodo viene portata a conclusione la costruzione del Palazzo Comunale, iniziata nel 1909. Nonostante il forte incremento edilizio, particolarmente grave resta però ancora la mancanza di case per gli operai. Negli anni seguenti il paese crebbe notevolmente e nel 1926 divenne necessario istituire un ufficio tecnico comunale. Indubbiamente l’intervento della Società Mineraria “Monte Amiata” è di particolare importanza e rilievo per lo sviluppo del paese. Per provvedere alla deficienza delle abitazioni e per dare ai propri dipendenti una casa moderna, ben areata e con quelle indispensabili comodità, che il tenore di vita dell’operaio ormai richiedeva, la “Monte Amiata” iniziò la costruzione di un villaggio operaio in località “Oriolo”.
Il villaggio non venne ulteriormente ampliato negli anni successivi al 1929, e costituiva in un certo senso una parte a sé stante del rispetto al paese, con le sue strade, la sua piazzetta, le piccole e simmetriche case con tetti spioventi e il giardino. Esso rappresenta certamente l’unico esempio, in tutto il paese, di una operazione urbanistica unitaria, predisposta ed attuata con un certo criterio. Siamo in periodo fascista e naturalmente anche ad Abbadia si fa sentire la presenza del regime. Nasce, infatti, un comitato per la costruzione di un monumento ai caduti della prima guerra mondiale; il luogo prescelto è il punto di raccordo tra via Mentana e via XX Settembre, le strade più importanti del nuovo paese. Il monumento fu inaugurato dallo stesso Mussolini nel 1924.
Nel 1935 è in atto la costruzione della strada che da Abbadia dovrà giungere alla vetta Amiata (1734 metri). La costruzione di questa strada si può considerare importantissima; infatti, oltre a stare alla base della valorizzazione turistica della zona, contribuì a sollevare la popolazione da quello stato di disagio in cui si trovava dopo una delle ricorrenti crisi della miniera, diminuendo, con la richiesta di mano d’opera locale, la disoccupazione.
Gli anni ’20 denunciano una crescente attività edilizia; per tale crescita e per il superamento del piano edilizio del 1910 occorre un nuovo piano regolatore, che verrà approvato nel 1927. Si decide la costruzione di una strada di circonvallazione, per eliminare alcuni problemi dovuti al passaggio continuo di camion e autoveicoli dal centro del paese (via XX Settembre). Essa si snoda dalla località “Casetta” sino in prossimità della località Remedi.
Nel 1929 si decide di procedere all’acquisto di un terreno per un totale di 47.000 mq utilizzato per il campo sportivo (30.000 mq) e per la costruzione di case operaie (17.000 mq). Con questa operazione si pongono le basi per il successivo sviluppo di Abbadia; infatti i viali costruiti intorno al 1930 segnano le direttrici del futuro sviluppo del paese. Il nuovo piano regolatore è, nella sua forma a scacchiera, un tipico esempio di urbanistica del regime fascista. Esso corrisponde al concetto di “città utile”, ordinata, a pause, rettilinei, spoglia di decorazioni.
Dopo la seconda guerra mondiale, le mutate e più favorevoli condizioni economiche hanno determinato un eccezionale sviluppo urbano che ha visto il centro abitato espandersi fino a congiungere il vecchio paese con lo stabilimento minerario; anzi, i primi nuclei di espansione si ebbero proprio in prossimità dello stabilimento minerario e solo successivamente si verificò la saldatura con il tessuto urbano preesistente. La stessa società Monte Amiata, che gestiva la miniera, costruì abitazioni da destinare ai propri dipendenti (dapprima soltanto in uso, e successivamente in proprietà, tramite compravendita) nella superficie compresa fra le attuali via 1° Maggio, via Sbrilli, via Trento, via XVIII Giugno, via privata Monte Amiata. Lo sviluppo urbano più recente si è invece indirizzato verso l’area della località “Piscinello” ,”Fosso Canali” e infine presso la località “Sant’Andrea” a monte rispetto al centro del paese.
Fra le opere pubbliche di maggior rilievo realizzate in questo periodo sono da ricordare, oltre alle strade interne all’abitato, il nuovo Cimitero (venendosi a trovare quello precedente inglobato nella zona di espansione fra via Amman e via 1° Maggio) in località “Castagnacci”, alla periferia del paese, la Scuola Elementare, con palestra, l’Istituto Tecnico Industriale, anch’esso dotato di palestra, l’Ospedale, il Poliambulatorio, e le infrastrutture e i servizi necessari ai nuovi insediamenti (rete fognante, acquedotto, ecc). Sono stati inoltre potenziati gli impianti sportivi, con la nuova sistemazione dello Stadio Comunale con pista ed impianti per l’atletica leggera, la realizzazione del parco comunale attrezzato e della piscina comunale coperta; il paese inoltre si è dotato di anche di un’area artigianale, a valle della zona provinciale, lungo via Esasseta.
Lo sviluppo turistico incrementatosi in questi anni ha fatto registrare, oltre la costruzione di alberghi, ristoranti, ecc., interventi anche nella montagna con la realizzazione di strutture ricettive (alberghi, bar, punti di ristoro), di piste da sci e impianti di risalita sia nel versante senese che in quello grossetano. Nel comune di Abbadia sono stati inoltre realizzati due villaggi residenziali, uno a quota 1300, l’altro a quota 1400 metri. Infine dopo la chiusura della miniera è stato deciso di utilizzare l’area nella quale si trovava parte dello stabilimento per la realizzazione di un museo minerario.
(*Articolo già apparso sul sito del Comune di Abbadia San Salvatore. Le foto più antiche sono tratte dal libro “Sul filo della memoria”, edizioni Periccioli, 1986; altre sono state reperite su internet, mentre quella a colori appartiene a Plec Fly)
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La località non è: “Castagnacci” ma “Castagnatucci”.