RADICOFANI come Catania: il 5 febbraio si festeggia Sant’Agata
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Una giornata di intense celebrazioni, con una grande partecipazione popolare. Il 5 febbraio festeggia Sant’Agata, la martire invocata durante il terremoto
Radicofani (Val d’Orcia) – Radicofani condivide con Catania la patrona Sant’Agata, festeggiata solennemente oggi (venerdì 5 febbraio) per una intera giornata. Il rito, al termine dei un triduo, si svolge ininterrottamente dal 1727, dunque un’epoca relativamente recente, ovvero l’anno in cui la martire, riconosciuta dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa, ha preso il posto dei protettori dei quatto borghi originari di Radicofani. Tutto comincia la mattina (ore 10,45) con statua di Sant’Agata che raggiunge la chiesa di San Pietro dove (alle 11) una messa viene concelebrata dal vescovo Stefano Manetti. Quindi, al termine, parte una precessione per vie del paese, per terminare nella chiesa di San’Agata. Il pomeriggio viene aperto tradizionalmente un piccolo rinfresco, offerto dalla Confraternita dedicata alla santa, che serviva ai contadini anche venivano a piedi dalla campagna a rifocillarsi senza ritornare a casa, in attesa degli eventi serali.
Si continua (ore 17.30) con la messa del vespro e il bacio della reliquia, ovvero il momento più atteso, per ricevere grazia e protezione, dai radicofanesi. Alla fine al teatro comunale un momento di ritrovo, con intrattenimenti leggeri, visto l’obbligo a non cedere alla tentazione di intrattenimenti frivoli, nel periodo di Carnevale, fino alla domenica successiva alle celebrazioni (in questo caso il 7 febbraio). La giornata di Sant’Agata arriva al terzo giorno di celebrazioni religiose, compreso il voto della popolazione espresso nella sera che precede la processione. Nel medioevo i santi protettori delle quattro comunità di Radicofani erano San Pietro, Sant’Andrea, San Lorenzo e San Giovanni Battista. Il culto a Sant’Agata nasce intorno alla prima metà del 1600, in seguito ai numerosi terremoti che avevano funestato la comunità.
Alla santa, nell’oratorio del Corpus domini, oggi sacrestia, alla metà del 1600 viene dedicato un altare laterale. I terremoti continuarono ravvicinati e distruttivi. Così, nel 1727 un gruppo di notabili, chierici e popolani, partirono il 16 agosto – dopo la grande festa dell’Assunta – a piedi per Catania, allo scopo di implorare l’arcivescovo di quella città, di concedergli una reliquia della santa. Arrivarono a Catania, ottenerono la tanto desiderata reliquia e poi ritornarono, con mezzi di fortuna, facendo sosta a Roma, entrando in paese il 1 novembre. Con cerimonia solennissima, di tutto il clero ed il popolo, proclamarono Sant’Agata patrona principale del paese. Ancora oggi un canto ricorda questo avvenimento, nella seconda strofa recita: “Nostri padri da Catania, ti portaron in processione, genuflessi riverenti e con somma devozione “.
La reliquia (un frammento osseo), è conservata nella sacrestia della dedicata alla santa, insieme ai documenti originali di quel 1727, che autenticano la reliquia con i sigilli dell’arcivescovo di Catania e del pontefice, dove i paesani fecero sosta al ritorno dalla Sicilia. Nel 1727 Sant’Agata non aveva ancora una chiesa a lei dedicata in Radicofani. In compenso fu fondata una centuria, che popolarmente viene chiamata congregazione. Nel 1792 a Radicofani venne soppresso il convento dei Frati minori conventuali e l’anno seguente, il vescovo Pannilini consegnò la chiesa francescana di San Lorenzo alla Congregazione di Sant’Agata. I confratelli ristrutturano la chiesa e la ridedicarono alla martire catanese. Ancora oggi la Chiesa di Sant’Agata è di proprietà della Congregazione a lei dedicata, che si occupa della sua cura e oltre alla festa della santa e delle normali festività liturgiche, anima e prepara numerose pie pratiche, in special modo durante la Settimana Santa. Il 5 febbraio di ogni anno, con grande pompa, tutto il paese festeggia solennemente: al mattino la messa con il Vescovo e la grande Processione, il pomeriggio il canto dei vespri ed il bacio della reliquia.
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