POLITICA: centro destra, Parisi e il “no” che scontenta i moderati
Politica
di Giovanni Fabbrini
Recentemente si è chiusa la due giorni di studio e proposte di Parisi a Milano. Col “vai avanti” di Berlusconi, vago elemento motivatore per quello che è oramai, a pieno titolo, l’aspirante riformatore del Centro destra
Lontano da Salvini “pronto a fare da solo” e da La Russa che non ci sta e bolla il pubblico del MegaWatt come platea da “governo Monti”. Lontanissimo da Renzi, politica estera inefficace e scarsa incisività economica: “con lui si rischia – addirittura – la morte del paese”. Eppure i 1.400 un applauso l’hanno fatto – e forte – davanti alla dichiarazione di votare No al referendum. Sappiamo bene che il Centro Destra italiano (NCD esclusa) non è soddisfatto delle innovazioni previste nell’attuale riforma. Avrebbero preferito forti innovazioni in materia fiscale e – per stare in tema governo e governabilità – quell’elezione diretta del Presidente della Repubblica auspicata da Berlusconi già più di due anni fa. Tra le eccezioni alcuni illuminati come Tosi e qualche comitato per il Sì di Forza Italia (Lodi). Un po’ poco, considerata l’affezione e l’insistenza dell’elettorato moderato italiano nei confronti della governabilità e delle istituzioni forti.
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