Operazione Nostalgia, Sandro Bilei: “Ad Abbadia si svolge gran parte della vicenda…”
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di Chiara de Franceschi
Operazione nostalgia è un romanzo ambientato ai nostri giorni, nel 2008. Il protagonista, Franco, è un uomo di quarantaquattro anni il cui matrimonio è in crisi da molto tempo; sua moglie Marta ha un amante e lui lo sa. A questo punto avviene qualcosa di assolutamente imprevisto che cambierà la sua esistenza: Franco si innamora, totalmente ricambiato, di una collega di lavoro, Rosaria. Tra Franco e Rosaria nasce una relazione intensa e coinvolgente della quale la moglie di Franco è perfettamente a conoscenza, anzi proprio lei spingerà il marito tra le braccia di Rosaria. Si determinerà così una situazione paradossale, i due coniugi avranno ambedue una relazione esterna alla coppia e saranno ognuno perfettamente a conoscenza del rapporto amoroso dell’altro: ciò non farà però disgregare la loro unione ma finirà anzi per consolidarla.
Perché Operazione nostalgia?
La nostalgia è il sentimento che si prova per qualcosa che non c’è più, che è perduto per sempre, ma che un tempo ci era appartenuto. Per Franco è vero il contrario. Per quanto possibile egli recupera qualcosa che era irrimediabilmente perduto, ma del quale aveva sempre conosciuto l’esistenza. L’espressione è usata da un personaggio del romanzo con cui Franco si confida, il quale per un attimo crede, erroneamente, che Franco voglia recuperare i momenti più felici del proprio vissuto, mentre al contrario egli sta per intraprendere una ricerca, “Un laico pellegrinaggio” come si dirà nel libro.
Ammetto di non avere ancora letto il libro, ma dalla trama sembra di capire che il protagonista abbia un legame con il nostro paese e con l’Amiata; è così?
Franco è nato ad Abbadia, anche se è vissuto sempre a Rimini. Egli vuol ricercare le proprie radici, non conosce nulla del proprio vissuto più remoto: lo svolgersi della sua ricerca, del suo “pellegrinaggio”, intrecciandosi alla complessa storia d’amore che sta vivendo, costituisce l’asse portante dell’intero romanzo. Ad Abbadia si svolge gran parte della vicenda: Franco scopre il paese nel quale sapeva di essere nato, senza mai averlo visto. L’Amiata è un territorio che conserva, fortunatamente, ancora ben leggibili le tracce e i simboli del proprio passato, così come tutti quei luoghi che Franco attraverserà per giungere ad Abbadia. Si sforzerà, con il proprio cuore, con le proprie conoscenze di “leggerli” quei luoghi, di capire la loro anima per riconoscere così meglio la propria. Franco è lo specchio di ciò che siamo noi, italiani, occidentali, che abbiamo bisogno di ritrovare la parte sepolta del nostro ieri, di riscoprire e rivitalizzare le nostre radici. Se non rivisiteremo con coraggio e onestà il nostro passato, ci precluderemo il nostro futuro.
Com’è nata l’idea del libro? Qual è stato l’input?
Faccio una certa fatica a riconoscere l’embrione che ha permesso a Operazione nostalgia di venire alla luce: tutto avviene in una zona che sta immediatamente al di sotto della coscienza e della quale a quest’ultima sono noti solo gli effetti, non le dinamiche che vi si generano. Credo che si sia prodotta una specie di miscela tra alcune idee che avevo in testa, disordinatamente, in un determinato momento: Abbadia e la sua storia, la crisi della coppia tradizionale, il senso del vivere nella nostra epoca, la dolcezza di alcune sensazioni. Tutto si è amalgamato, ha trovato quasi magicamente il proprio posto … e il romanzo è partito.
Come ti sei avvicinato alla scrittura e qual è il ruolo che ricopre nella tua vita?
Ho sempre avuto una passione innata per le lettere, ciò non vuol dire che fossi uno scrittore. Ai tempi del liceo avevo velleità di scrittore, ma quanto mi sforzavo di produrre non mi piaceva assolutamente. All’università ho avuto la possibilità di accedere agli strumenti tecnici che mi avrebbero permesso di fare un salto di qualità, ma questo non mi è servito, non riuscivo a scrivere, almeno in maniera che ritenessi soddisfacente. A cinquant’anni ho avvertito, improvviso, il bisogno impellente di scrivere qualche poesia: il miracolo era fatto, ciò che scrivevo mi piaceva. Dopo alcuni mesi ho pubblicato il mio primo libro di poesie Lupo di Mare, seguito un anno dopo da Incontri a Cennano. Nel frattempo ho deciso di scrivere qualche racconto, ho iniziato con qualcosa sulla prigionia di Vercingetorige. Era il mio primo romanzo La morte di Vercingetorige, una storia complessa, articolata, nata quasi per incanto. Operazione Nostalgia è nato dopo, quasi allo stesso modo. Adesso sto portando a termine un’altra opera che si intitola Il colore del fiume d’inverno. Scrivere per me è diventato qualcosa di fondamentale, anche se mi dedico a questa attività non in maniera continua: in alcuni momenti essa occupa quasi tutto il mio tempo libero, in altri meno. È come vivere una vita più ricca, più intensa, è come condividere le ansie, le gioie, le vittorie, le sconfitte dei miei personaggi.
Il “calvario” con cui tutti gli autori devono prima o poi confrontarsi: la ricerca di un editore. Vuoi raccontarci qualcosa dei passi che hai dovuto fare per vedere pubblicato Operazione nostalgia? Come vedi il mondo dell’editoria al giorno d’oggi?
Credo che Operazione nostalgia sia stato proposto almeno a una ventina di editori, tra grandi e piccoli. Dai grandi non ho mai avuto alcuna risposta. Con alcuni piccoli o medi ho condotto estenuanti discussioni e trattative che ho dovuto interrompere per disperazione, qualcuno mi ha addirittura proposto di modificare in profondità il mio stile, di snaturare la mia opera. Con Mario Papalini mi sono trovato d’accordo e ho compreso l’inutilità di andare a cercare un editore chissà dove, avendone uno ottimo a due passi da casa. L’attuale panorama del mondo editoriale fa semplicemente accapponare la pelle. Il mercato italiano, in lingua italiana, è piccolo, anche perché gli italiani leggono poco: questa è un’affermazione scontata. Ma ci siamo chiesti che cosa fanno i grandi editori per ovviare a questa situazione? Sì, i grandi editori, cinque o sei, che detengono il controllo assoluto del mercato del libro in Italia, che impongono a un pubblico spesso disorientato ciò che vogliono che si legga; penso che risiedano proprio lì le ragioni del decadimento della nostra lingua. Per uno scrittore italiano che non abbia santi in paradiso non ci sono molte possibilità. Quello che succede nel mondo dell’editoria lo vediamo contestualmente accadere in ambiti, molto differenti, nella politica, nell’economia, nella scuola e nell’università, ma questo è un discorso che ci porterebbe troppo lontano.
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