Motherboards Project: fra metafisica e sperimentazione, musica e pittura
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di Irene Mazza
I quadri di Francesco Baiocchi sono particolarmente astratti, dai connotati onirici, vere esplosioni di geometrie colorate, che se inizialmente non appaiono troppo chiare, lo diventano appena se ne conosce l’autore; un tipo ermetico, quasi oscuro, silenzioso ed estremamente riflessivo, ma soprattutto dotato di una fervida e rara immaginazione. Uno dei suoi quadri è anche la copertina del nuovo disco a nome Motherboard Project. Lo abbiamo intervistato sulla musica e sulla sua arte.
Oltre a dipingere, suoni anche nei Motherboards Project. Raccontaci la vostra storia
Inizalmente suonavo con Paolo Marroni, qua e là per la provincia. Poi con Stefano Forti e Fabio Contorni. Nel 2010 parto per Berlino dove compongo sei pezzi con un amico che si occupa di produzione elettronica. Qui organizziamo un concerto completamente autogestito. Una volta tornato in Italia continuo a suonare con Stefano e Fabio. Qualche tempo dopo partecipiamo al “Progetto Leonardo” e partiamo per Malta. Qui il direttore artistico del progetto ci commissiona un live painting-concerto. Durante il progetto conosco un cantautore casertano, Marcello Capozzi, al quale un’etichetta offre la produzione del suo disco, così invio il mio materiale ricevendo risposta positiva. L’etichetta è la Seahorse Recording. Continuiamo a fare concerti nella provincia, e nel gennaio del 2013 espongo i miei quadri in miniera. Nel novembre dello stesso anno registriamo l’album che poi uscirà a ottobre del 2014 ed è Open Source con l’ufficio stampa “Lunatik”.
Come nascono i tuoi quadri e qual è il loro significato?
Dopo la laurea in filosofia, sono tornato a casa con un enorme desiderio di suonare e dipingere. Ho iniziato così a scrivere testi e canzoni. Nel frattempo mi dedicavo anche alla pittura, acrilico su tela. Disegni più che altro ispirati alle schede elettroniche. Ho cercato infatti un’analogia tra gli elementi elettronici e il paesaggio urbano, tra le connessioni della mente e quelle di internet che in questo decennio tanto hanno condizionato la vita di ognuno di noi. Con il passare del tempo i miei quadri si sono fatti sempre più astratti ed ermetici.
Open Source è costellato da suoni insoliti e ricercati. Atmosfere caotiche e rarefatte. Di cosa trattano i testi e cosa rappresenta l’immagine di copertina?
Alcuni testi seguono il filo conduttore dell’album, una sorta di atmosfera quasi metafisica e raccontano di fatti accaduti, molti anni fa, rielaborati con elementi poetici. Altri invece sono privi di significato, non- sense. Per la copertina volevo creare quacosa di multimediale. Così ho rielaborato alcuni miei quadri al computer. In copertina compare infatti una scheda madre, all’interno della quale ho inserito un mio quadro.
Dove affonda le radici la tua passione per la musica e per il disegno?
Sono cresciuto in un ambiente molto stimolante. Direi che si tratta di passione ereditaria. Mio padre è scultore e entrambi i miei genitori hanno contribuito alla mia formazione, trasmettendomi, tra le tante cose, anche l’amore per l’ arte. Ho viaggiato e visitato molti musei di arte contemporanea che certamente mi hanno influenzato in modo positivo.
Progetti per il futuro?
Penso di viaggiare e muovermi il più possibile. Mi piacerebbe fare volontariato in Europa. Sono un tipo che sa adattarsi alle diverse situazioni e mi piace conoscere gente nuova. Amo però i miei posti, questi nostri luoghi e ogni volta ritornare alle radici è d’obbligo, ma sempre con occhi diversi, quasi fossi uno straniero in visita, così da cogliere tutte le molteplici sfumature dell’aria di casa.
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