Lo Scrigno di Enrico Coppi
In vista delle primarie di coalizione PD – indette per il 9 marzo 2014 – iniziano ad arrivare in redazione i primi progetti elettorali. Di seguito riportiamo parte del programma firmato dal candidato Enrico Coppi. Spicca la decisione di eliminare i rimborsi spese e di abbassare “almeno del 50%” le indennità previste per coloro che saranno chiamati a svolgere funzioni amministrative. Invitiamo gli altri contendenti – Flori e Tondi – a mandarci i rispettivi programmi, sarà nostra premura pubblicarli quanto prima.
Abbadia è uno scrigno di associazioni, culture, esperienze e talenti. La scommessa dei prossimi cinque anni sarà quella di mettere “in rete” queste realtà in collaborazione con l’amministrazione comunale al fine di ottenere una sola “entità” che si muova unitamente. L’obiettivo primario è quello di puntare al benessere del cittadino e della comunità. Occorre ricostruire una nuova identità, dopo che negli anni abbiamo smarrito quella cultura mineraria che ha dettato le regole sulle quali, nel bene e nel male, si è retta a lungo la nostra comunità. Se sono ancora presenti i retaggi di un’identità basata sulla sicurezza del posto di lavoro, seppur faticoso, sulla solidarietà di classe e su un relativo benessere economico, oggi bisogna avere il coraggio di prendere atto che quel mondo non c’è più.
La crisi generale che attraversa il Paese assume da noi caratteristiche del tutto peculiari. Sono giorni segnati dalla disoccupazione, dalla precarietà e dall’incertezza del futuro. Eppure la nostra cittadina ha potenzialità economiche e persone di talento ancora da valorizzare, in grado di tirarci fuori dalla crisi. Occorre, diventare comunità: superare le divisioni, abbandonando la verve polemica, iniziare a parlare bene del nostro paese (perché se lo merita), sentirsi parte di una squadra per reagire al declino, ridare vita ai grandi slanci solidaristici del passato e recuperare un nuovo attaccamento per la cosa pubblica percependola non quale res nullis ma come “cosa propria”. Per far emergere questo spirito, già presente in gran parte delle associazioni e dei cittadini, occorre progettare un luogo di incontro e di confronto fra le associazioni e l’amministrazione: partendo dalla consapevolezza che, sebbene con ruoli diversi, tutti lavorano per uno scopo comune.
Perché questa dicotomia fra amministratori e volontari sia superata definitivamente – soprattutto in questa stagione di forti tensioni economiche – è fondamentale dare un segnale inequivocabile di vicinanza da parte di chi andrà a ricoprire gli incarichi istituzionali: la rinuncia ai rimborsi spese e la riduzione almeno del 50% delle indennità previste per lo svolgimento delle funzioni amministrative. Senza fraintendere la riscoperta di una nuova identità con un revanscismo campanilista che sarebbe inutile e dannoso per la nostra economia, in primis per la rete commerciale.
Il nostro municipio deve entrare con determinazione e senza indugi nell’Unione dei Comuni, per contribuire a determinarne la linea politica, sentendosi parte di una comunità allargata, di cui ci spetta una maggiore responsabilità di coesione e indirizzo, essendo l’entità comunale più numerosa. Controllando e vigilando sull’efficienza dei servizi e i costi di gestione. Le associazioni sono e dovranno essere i soggetti attivi nella gestione degli impianti comunali, consegnati dalla comunità come un bene prezioso da tutelare e valorizzare e non come una cosa altrui. Per questo tutti i gestori dovranno essere assistiti ma anche responsabilizzati e controllati. Il luogo ideale per favorire la crescita reciproca delle associazioni e degli amministratori sono le consulte comunali, che si possono immaginare di due tipi: tematiche (turismo, sport, commercio, edilizia, lavori pubblici ecc) e politica.
Immaginando quest’ultima costituita dai segretari politici, dai sindacati, dai capigruppo, da figure rappresentative per svolgere una funzione di analisi e discussione delle scelte amministrative più significative (in termini di politica generale). Oltre alle consulte è necessario individuare un tavolo di regia da costruire insieme agli operatori economici, sociali e culturali, in cui invitare anche i nostri “talenti” vicini e lontani, così da costruire una rete di badenghi (anche non più residenti ma ancora attaccati alle proprie radici).
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