Letture. “Il Royal Baby” di Giuliano Ferrara
—P—
di Giovanni Fabbrini
Uno stile di scrittura poco schematico e niente affatto sobrio fa di Royal Baby un’uscita semplice e colloquiale ma anche ricca, con punte di sfarzo trionfale
Era toscano, veniva dalla campagna, amava le quote rosa. Ma non è Boccaccio l’oggetto della fatidica trattazione di Ferrara. L’attuale premier non poteva lasciare indifferente un opinionista di grido come Giuliano, tanto erudito e diretto in televisione quanto colloquiale e poetico quando scrive. Mirabile nell’arrivare al punto “Come si vede dai risultati, l’establishment italiano di mezza tacca (l’unico che ci sia) adora le mezze misure, i vuoti travestiti da pieni, le iniziative impomatate e nulliste, detesta chiunque provi a dare un calcio al pallone, magari in direzione della porta. Ce la meritiamo, questa elite”.
Capace nella sintesi cronologica del suo amato paese “Per il resto, tra destra storica piemontese, sinistra trasformista, giolittismo, fascismo, condominio repubblicano democristiano e comunista, niente base nazionale riconosciuta e legittimata dalla continuità. Da centocinquant’anni viviamo come sistema tra ipoteche sabaude, esclusione della nazione dal ceto politico e censitario, la folle e geniale invenzione del fascismo come regime di massa, e il sistema di Malta eterodiretto, partiti divisi tra osservanze antagoniste, sempre con lo zampino del Vaticano”. Cruciale nella definizione dell’uomo “Perché il ragazzo fattosi uomo di Stato è un parricida nato, come raccontano le buone cronache, la sua ambizione politica è onorata da una specie di sfrenata voglia e matta che lo accompagna dai tempi della scuola, da quando era perfino un democristiano postforlaniano in erba”.
Questo libro decreta una volta per tutte che il miglior berlusconismo può anche non guardare in faccia nessuno e quando un discorso, come quello di Renzi, si reputa funzioni, lo si appoggia. Uno stile di scrittura poco schematico e niente affatto sobrio fa di Royal Baby un’uscita semplice e colloquiale ma anche ricca, con punte di sfarzo trionfale; delizia il lettore che ha il gusto della sfumatura, che crede che tutto si possa spiegare in modo colloquiale, che si possa servire un delicato arrosto in osteria. E che dire delle parole scelte da Ferrara per dar nome al libro, “Royal Baby”? Visto che non siamo in una monarchia avrebbe avuto senso anche, per stare agli anglicismi, un titolo come Golden Boy; Renzi ha più del fuoriclasse decisivo in campo che dell’erede al trono e soprattutto è ben lontano dall’inconsapevolezza del bebè.
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