Letture: “Le ali della libertà” Carlo Maria Martini

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di Giovanni Fabbrini

Ecco una lettura che potrebbe essere adatta a molti: un po’ per l’autore, personalità celeberrima, un po’ per i contenuti. E’ corretto dire non tanto che Martini sia stato una personalità moderna della Chiesa, quanto piuttosto che la poca o tanta modernità della Chiesa romana di oggi in parte è opera sua. Arcivescovo di Milano per tutti gli anni ’80 e ’90, in un periodo cruciale per la formazione identitaria dell’Italia di oggi, Martini ha rappresentato un contraltare alla destra religiosa lombarda. Conoscitore del greco e traduttore di testi sacri, Martini si è sempre distinto per l’attenzione alle minoranze e alle questioni sociali. E’ morto nel 2012.

ccccUna delle opere più diffuse è ‘Le ali della libertà’, una trascrizione di alcuni insegnamenti orali tenuti in un ritiro. I punti di vista espressi nelle meditazioni non sorprendono per l’estremismo delle prese di posizione quanto per la freschezza e la lucidità che comunicano. Così si può fare luce sui mali dell’uomo, lontano da quel tetro senso di colpa che aleggia spesso quando si parla di morale. In questo libretto il famoso ‘progressismo’ del cardinale c’è eccome: non si tratta però di un vago inneggiare allo svecchiamento della Chiesa – talvolta talmente retorico da risultare vecchio esso per primo – ma di riferimenti puntuali, come ad esempio l’accusa di vanità ai cardinali del medioevo per le sfarzose vesti, l’individuazione di pericolose dottrine che appesantiscono i doveri rendendo oltretutto la Chiesa un ambiente insensatamente disagevole per l’uomo.

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A pensarci un attimo è anche giusto attaccare le dottrine che esagerano doveri e limitazioni rispetto a quelle liberali, poiché il male delle prime sarebbe meno evidente della cedevolezza delle seconde. Dire ad esempio che “l’omosessualità non è un peccato” è contrario alla dottrina e si tratta di un errore facile da individuare; tuttavia non si può vietare a un omosessuale di essere ciò che è, senza nemmeno ascoltarlo per capire l’origine misteriosa del suo male, né si può imporgli di non manifestare la sua tendenza suscitando in lui uno spirito stoico, cioè contrario alla morale cristiana. Ecco come la legge per essere pienamente osservata nella verità ha bisogno della grazia. L’individuazione di  peccati sociali, come l’assecondare un sistema socio economico iniquo e corrotto, è una ulteriore perla concettuale che merita per lo meno un po’ di attenzione. E’ forte la capacità dell’autore di argomentare punto per punto senza andare a creare una chiave di lettura generale: in questo elemento sta proprio la croce e la delizia del libro, che insegna un po’ di tutto e più che altro smonta insegnamenti sbagliati del passato.

Arriva a sorprendere il rispetto che il cardinale portava alla cultura ebraica di cui si mostra affascinato conoscitore e per la quale vale la pena spendere due ulteriori parole. L’Ebraismo, il culto rivolto al Dio di Israele senza riconoscimento dell’incarnazione, appare come una dottrina di spessore indubitabile. Conosci te stesso rimane – lo era ai tempi dell’antica Grecia – l’imperativo dell’Occidentale, cattolico o meno che sia; in questo modo e per questo motivo la conoscenza della Bibbia, in particolare dell’antico testamento come sintesi della sapienza giudaica e base di quella cristiana, si impone come primo dovere culturale dell’uomo di oggi. E’ anche vero però che un riferimento testuale serio e serrato finisce in ultima analisi per avvalorare alcune critiche interne alla Chiesa rivolte via via alla teologia di Martini: voler conoscere il male infatti appare come il primo grande errore dell’uomo (Gen 2, 16-17), mentre dialogare interessati alle proposte del male è proprio ciò che l’uomo-Dio ha evitato (Mt 4, 1-11). La lettura non è priva cioè di punti fortemente dubbi, poiché va ad attaccare alcune certezze secolari difficilmente superabili che i protestanti stessi si guardano bene dal discutere.

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