“Leggera”; intervista alla Electric Folk Band: “Vogliamo tramandare le antiche tradizioni”

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di Viola Santelli

Leggera. Parola dai vari significati, tra i quali riportiamo due principali ragioni: la prima è sicuramente la spensieratezza di affrontare la vita. La seconda invece, più “seria”, rimanda all’appellativo con cui venivano indicati i lavoratori diretti in Maremma, i quali portavano con sé un bagaglio davvero poco pesante (giusto qualche provvista necessaria per la giornata). Leggera è anche un gruppo “electric folk” amiatino nato come esperimento, che prende il nome dai motivi sopra elencati.

Tutto è infatti iniziato per divertimento, per passare una serata. Il progetto è stato riposto nel cassetto per un periodo, prima di essere ripreso ufficialmente nel 2010, dagli stessi ragazzi giovani e volenterosi di diffondere questo genere, nella speranza di evitare una perdita delle tradizioni che rappresentano il nostro passato. La band è composta da Marina Nucciotti che ne è la voce insieme a Gianmarco Nucciotti, il quale, oltre a cantare, si occupa di chitarra acustica, elettrica, ukulele e armonica. Pianoforte, tastiera e fisarmonica sono invece gestiti da Matteo Benedettelli, affiancato da Elia Tremoloni con la chitarra; da Francesco Cencini col basso e da Ivano Rossi, che suona sax soprano e baritono oltre alla chitarra a 12 corde. Batteria di Dario Rossi e percussioni di Domenico Giaramita. Jessica Bonelli e Daniela Ballerini sono i cori del gruppo. Ecco cosa hanno risposto a La Postilla.

Che cosa vi porta ad avere la volontà di andare avanti, migliorandovi?

Vedere ai concerti l’entusiasmo del pubblico è sintomo di essere riusciti a raggiungere il nostro obiettivo; ed è proprio questo che vogliamo: indirizzarci a tutti, in modo da tramandare alle nuove generazioni le tradizioni, e ricordarle anche ai più grandi. Vedere i ragazzi che ci seguono, ci spinge a continuare.

Essere unici nel vostro genere, in Amiata, vi è utile o rappresenta uno svantaggio?

In Toscana siamo i soli ad avere approcciato questo arrangiamento. È un punto di forza ma, allo stesso tempo, complica la possibilità di trovare confronti o di basarsi gruppi esistenti. Sono tutte nostre idee, modificate in base alla risposta della gente.

Vi aspettavate di riscuotere, pian piano, questo successo?

Inizialmente volevamo soltanto suonare, senza badare troppo al successo. Tuttora però, a maggior ragione, diamo il massimo, provando a evitare di apparire come caricature. Per questo motivo, ogni volta entriamo in scena con gli impianti adatti e vestiti a tema.

Progetti in cantiere?

Già nel disco c’è la collaborazione di Simone Cristicchi, il quale ci aiuta a riportare in chiave moderna alcune canzoni. Il più grande progetto è quello di arrivare a produrre brani nostri, con impronta Folk-rock, mantenendo quindi lo stile finora espresso. Per il futuro stiamo continuando a informarci sugli antichi mestieri, sulla storia, sui canti popolari e ad essere attivi per poi poter scrivere su temi seri. Tuttavia è in arrivo qualche sorpresa.

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