La Postilla vola negli States. Quinta tappa: New York

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—P—

di Chiara de Franceschi 

Non ha bisogno di essere presentata, il nome dice tutto. New York è come te l’aspetti, come te la immagini, come la vedi nei film. Una volta lì, le attese non saranno deluse, anzi, se possibile ti piacerà ancora di più. Simbolo dell’America capitalistica per eccellenza, New York è immensa, colorata, affollata, indaffarata. Durante il periodo natalizio regala un’atmosfera magica, coinvolgente, vorresti vedere tutto e non andare più via.

cyA New York cammini costantemente con il naso all’insù, cercando la fine di quei grattacieli che sembrano invece infiniti. Puoi guardarla dall’alto, in tutta la sua magnificenza, dall’Empire State Building o dal Rockefeller Center; da lassù la vista, soprattutto di notte, toglie il fiato, ti senti il re dell’universo, sei più in alto di tutto e tutti. Cammini per le vie e ti senti Carrie di Sex and the City, con il cappuccino bollente di Starbucks in una mano e una ciambella Dunkin Donuts nell’altra. Tappa obbligata la 5th Avenue, dove ogni stilista che si rispetti ha la sua boutique; prezzi ovviamente proibitivi ma guardare, e fantasticare, non costa niente. Vetrine su vetrine, illuminate e decorate a festa, negozi che fanno quasi paura da quanto sono immensi.

nyPoco lontano, si fa per dire, la piazza simbolo di New York, quella Time Square che non dorme mai, costantemente illuminata e affollata a ogni ora del giorno e della notte. Andiamo a vedere l’icona della New York colpita al cuore, sventrata e toccata nel profondo dagli attacchi terroristici: il World Trade Center, dove fino a quel fatidico 11 Settembre si ergevano orgogliose le Torri Gemelle.  Al loro posto ci sono due fontane, monumenti in ricordo di tutte le 2749 vittime; impossibile non provare un velo di malinconia, pensando a come poteva essere questa zona prima del crollo, pensando a quegli esseri umani uccisi dalla follia estremista, pensando a quanto certe volte le azioni umane siano inspiegabili. Il nostro tour ci porta verso un’altra icona, quello della New York finanziaria; passiamo davanti a Wall Street, facciamo una foto vicino al toro, simbolo della potenza economica della città americana. Percorriamo Central Park, grande come una piccola città, unico posto a New York in cui a prevalere siano il verde e la natura. Il giorno di Natale siamo a Harlem, quartiere dove la maggior parte della popolazione è afroamericana; assistiamo a parte di una messa davvero coinvolgente, celebrata con cori gospel e pubblico che applaude entusiasta.

ccccAllontanandoci dalla Manhattan lussuosa e piena di luci, il contrasto si fa via via sempre più evidente; visitiamo il quartiere di Brooklyn, passiamo accanto al Bronx. Quartieri che stonano con la 42esima strada in cui si trova il nostro maestoso hotel. Ma New York è anche questo, è contrasto, è fusione e convivenza di etnie profondamente diverse tra loro.  New York è grande, è infinita, ti permette di vedere tutto e niente allo stesso tempo, ti fa sentire piccolo e immensamente grande, padrone di tutto per il semplice fatto di trovarti lì. New York è da vedere, in tutto il suo essere orgogliosamente patriottica, senza paura di mostrarlo. New York ti fa sognare e innamorare; vorresti rimanerci, torni a casa con la consapevolezza di non aver fatto in tempo a vedere tante, forse troppe, cose.  E in aereo, mentre dal finestrino la guardi per l’ultima volta in tutta la sua grandezza, non puoi che riprometterti una cosa: ci tornerai. Perché, citando i Rem, “leaving New York never easy”; lasciarla non è mai facile.

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Foto (2,3): cdf

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