La massoneria, il Grande Oriente d’Italia e quel fil rouge che lega Mary Poppins a Gurdjieff
di Giovanni Fabbrini
«Uno smeraldo magico, la pietra funeraria araba, ovvero la cattedra di San Pietro, la R.L. massonica della G.L. d’Italia, Baron Corvo, i “fannulloni” di Gambetta d’argento, i leoni greci, la pelle di serpente settentrionale, Stevani, Faliero, la signorina neoplatonica Hipazia, i gatti, Venezia ed io… un bell’indovinello!» Corto Maltese
Singolare e curioso aggregato per alcuni, male assoluto per altri, l’amata e odiata “muratoria” è presente nel mondo con milioni di membri. I suoi simboli sono quelli tipici delle corporazioni edili, la squadra, a significare la parte materiale e concreta, il compasso, a indicare quella teorico – spirituale. La “G” centrale, che secondo l’autorevole René Guenon starebbe per God, secondo altri per Great Architect Of The Universe. Senza voler partire con grandi dissertazioni su quanto conti, su cosa faccia di preciso e su quali siano i suoi scopi ultimi – i primi li conosciamo, sono noti a tutti ed esposti nelle decine o centinaia di siti internet delle logge meno riservate – limitiamoci a dire che in molti ambienti se ne parla, che esiste, lavora, e non si tratta certo di mero complottismo da sognatori.
La recente apparizione televisiva di Stefano Bisi su La7, senese appena eletto a Gran Maestro del GOI (Grande Oriente d’Italia, ndr), a tal proposito è emblematica: non si vede spesso un personaggio andare in televisione per essere volutamente poco incisivo e lasciare, a ragion veduta, la parola agli altri! Una visita al Musma, museo massonico di Firenze, può chiarire le idee. Se ci mettiamo sopra due chiacchiere col titolare può comportare anche qualche sorpresa. Un’esperienza di discreto rilievo sì, perché il Musma in sé non sconvolgerebbe nessuno: pochi oggetti, ordinari, non in grado di sbalordire il pubblico abituato agli Uffizi o allo Stibbert. Allora cosa succede al Musma? Intanto entrare al museo e osservarlo, come già detto, non lascia molto. Simpatica oggettistica colorata, molto interessante il gabinetto di riflessione e un po’ singolare l’incontro col tempio, al terzo ed ultimo piano.
Quello che sorprende è il fatto che una volta usciti capita che vengano spontanee delle domande cruciali per sé: “che cos’è l’autorità?” questione fondamentale per la vita di ognuno che sia frustrato da dei doveri falsi e fastidiosi, oppure “perché la natura ci travia?” e ancora “per quale motivo dallo psicologo vanno solo i casi clinici e non le persone normali in cerca di miglioramento?” e via dicendo. Domande cruciali per la vita di ognuno, questo non lo so. Ma certamente domande adatte al visitatore, che a seconda dei casi svilupperà un proprio percorso fatto appunto di domande, di dubbi e di ricerca. Il metodo massonico si applica a qualunque formazione, cultura o religione. Sembra, a detta di molti massonisti, compatibile con ogni religione.
Sappiamo però che la religione autentica dei massoni è un deismo razionalista; Dio c’è, è increato, e può essere raggiunto con l’uso della ragione. Spinoza e Rousseau, a voler fare due nomi, ne sono se non i padri, autorevoli maestri. Questa la base teologica settecentesca, ora probabilmente evoluta nel mito di un ricongiungimento in un terreno razionale degli intellettuali provenienti da ogni cultura e religione, che non hanno il dovere di lasciare la propria origine, ma solo quello di lavorare con il metodo e di tenere i problemi fuori. Per alleggerire il carico, sarà meglio parlare di cartoni animati.
E’ bello vedere che dopo gli attacchi del prof. Introvigne, Mary Poppins venga difesa da Vittorio Vanni, massone fiorentino. “Dolcissima, svagata e magica” … “amata dai bambini di tutto il mondo” … “si trova sempre qualche coglione disposto a credere a qualsiasi cosa”. Il Vanni sta sostenendo che non c’è niente di esoterico in Mary Poppins, mentre Introvigne ravvisa nel personaggio qualcosa di malefico, visto che la sua creatrice, Pamela Lyndon Travers, era seguace dello studioso in odore di occultismo, Gurdjieff.
Anche tutta la Banda Disney è oggetto di una disputa; non sappiamo se si debba davvero credere che i cartoni (che tutti noi abbiamo visto da bambini) fossero animati da una filosofia “gioiosa”, “sincretista” e “acristiana” e fossero quindi in qualche modo perversi. L’effetto nel vedere una lotta tra personaggi di tale caratura quali Vanni e Introvigne, colti, grandi e grossi, che si litigano su Mary Poppins e Topolino non ha bisogno di commenti particolari.
E che dire poi di Paperino nel mondo della Matemagica (titolo originale, Donald in Mathmagic Land), cartone del ’59 che usa esplicitamente il termine “iniziati”; la mente di Paperino nel cartone viene anche ripulita da vecchi pregiudizi e superstizioni. Singolare vedere due esponenti dei poteri forti che si azzuffano dopo aver visto i cartoni. Ogni tanto bisogna diventare un po’ bambini, per capire le grandi questioni!
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Copertina: Hugo Pratt, Corto Maltese “Favola di Venezia”, 1976
Foto: Stemma del Musma; sotto: Topolino