Italia anno zero; il Bar dello Sport saluta Copacabana
di Gianni Vurzio Pacini
Torniamo a casa, giustamente, dopo aver perso due partite su tre senza creare occasioni da gol. Solo nel primo match abbiamo visto una buona Italia e abbiamo segnato due reti. Passano Costa Rica e Uruguay che affronteranno rispettivamente Grecia e Colombia.
Parliamo della nostra nazionale che è scesa in campo con un nuovo modulo. La squadra si appoggiava sulla difesa a tre della Juventus con Buffon in porta e Chiellini, Barzagli e Bonucci centrali; il centrocampo a cinque formato da De Sciglio (all’esordio mondiale) sulla destra, Verratti, Pirlo e Marchisio più interni, e a sinistra Darmian; davanti le due punte Balotelli e Immobile.
La prima parte della partita non ha mostrato grandi giocate. Fra le file degli azzurri il più ispirato è sembrato il giovane centrocampista del PSG Verratti, mentre davanti siamo stati impalpabili così come l’Uruguay che non ha mostrato il proprio potenziale offensivo. La seconda frazione di gioco comincia con un cambio: fuori il deludente (e ammonito) Balotelli e dentro Parolo, così facendo il modulo sembrava un ben più difensivo 5-4-1. Ma al quindicesimo l’arbitro complica le cose agli azzurri mostrando il cartellino rosso a Marchisio dopo un fallo che a nostro avviso non era cattivo. Da questo momento in poi l’Italia soffre anche se non particolarmente, da segnalare solo una gran parata di Buffon su tiro ravvicinato e a botta sicura di Suarez.
Sempre Suarez si rende protagonista dell’ennesimo gesto violento: un morso sulla spalla di Chiellini, naturalmente non visto da arbitro e collaboratori. A nove minuti dalla fine arriva la doccia fredda: il colpo di testa del difensore dell’Atletico Madrid Godin che insacca per l’uno a zero dell’Uruguay. A questo punto l’Italia spinge sull’acceleratore e tiene il possesso palla fino al termine della partita senza creare però occasioni importanti.
Così la nostra nazionale torna a casa. Dovrà, per forza di cose, ripartire da zero per prepararsi alle prossime qualificazioni per il campionato europeo; viste le immediate dimissioni sia di Cesare Prandelli che del presidente Giancarlo Abete. Prandelli ha motivato così le proprie dimissioni (irrevocabili): “Il progetto tecnico è di mia responsabilità, rassegno le mie dimissioni. Quando un progetto tecnico fallisce, è giusto prendersi le responsabilità”.
Quindi il commissario tecnico molla dopo 4 anni con un secondo posto all’ultimo Europeo un terzo posto alla Confederation cup di un anno fa e, oggi, la cocente eliminazione nella fase a gironi. Adesso comincia il toto-allenatore per il successore sulla panchina italiana. Tra i papabili ci sono in ordine: Allegri (ex Milan), Mancini (svincolato dal Galatasaray) e Spalletti che però ha sempre un contratto con lo Zenit pur essendo esonerato dal ruolo. Aspettiamo che si trovi il successore di Abete al comando della Federazione e tutto il resto verrà da sé.
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Copertina: Suarez