Il Generale Cantore di Ida Porcelloni “la prima imprenditrice dell’Amiata”

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Cantore

—lP—

di Lucia Romani

Tra calcoli di metri cubi e metri quadri,

longherine, mescole, cemento e paiolette,

sterri con le mine che…pareva la guerra

(Ida Porcelloni)

In una poco promettente estate, per motivi di lavoro raggiungo il Secondo Rifugio Amiatino, dove ho un appuntamento all’Albergo Generale Cantore. Mi accolgono le proprietarie Ida Porcelloni e la figlia Elisabetta Giovani, Betti per chi la conosce.

In questi due personaggi trovo incarnata la famosa “tigna badenga”, quell’aspetto del carattere che identifica tutta una popolazione: un cocktail di tenacia, modi cortesi ma non subalterni, praticità, poca inclinazione a piangersi addosso, resistenza al clima rigido e all’ambiente rude. Non lo dico perché sono una donna, ma perché sono convinta che la “tigna badenga” proprio nelle donne  riesce a dare il meglio di sé. E Ida e Betti ne sono una conferma.

Ida sfoggia a buona ragione i suoi splendidi novant’anni e Betti, consapevole della pesante “eredità”, continua la gestione dell’Albergo Cantore con tenacia e coraggio, visti anche i duri tempi di crisi che stiamo attraversando.

L’ambiente è quello caldo, lindo e demodé, che ispira nostalgia di un tenero tempo che fu e parla di continui interventi affrontati con sacrifici e sudore. Chiedo a Ida di parlarmi di questa Impresa, rimasta “ditta individuale” per oltre sessant’anni e annotata nel Registro delle Imprese con un numero di partita IVA che suscita curiosità e ammirazione, perché preceduto da una lunga serie di numeri zero, a testimonianza della sua longevità. Forse stiamo parlando di una delle ditte individuali più antiche della Toscana, senza voler azzardare che potrebbe essere anche una delle più antiche d’Italia, sempre intestata alla signora Ida Porcelloni, la quale ha resistito nel tempo alle sollecitazioni di chi, per motivi pratici o altro, le proponeva di costituirsi in società. Vi è certezza invece del fatto che Ida Porcelloni è stata la prima donna imprenditrice dell’Amiata, titolo riconosciutole con un diploma che campeggia incorniciato in un salone e che lei stessa mi mostra orgogliosa.

Ida ha letteralmente costruito pietra su pietra questa struttura, cominciando con un piccolo rifugio montano utile a rifocillare i pochi sciatori che si avventuravano su quei versanti (a quei tempi lo sci non era sport da poveri!). Quando si è presentata l’esigenza di ingrandirsi, lei stessa si è costituita come impresa edile per poter curare i lavori. Non si trattava ormai solo di cucinare e accogliere i turisti, ma di districarsi (parole sue) “tra calcoli di metri cubi e metri quadri, longherine, mescole, cemento e paiolette, sterri con le mine che…pareva la guerra“, con solamente un muratore ed un manovale a disposizione e la continua presenza di suo marito Bruno Giovani (scomparso giusto un anno fa) che, originario di un posto di mare, si era così trovato catapultato in alta montagna a sostenere il progetto ardito della sua giovane e intraprendente moglie.

Dalle sei camere iniziali (costruite nel 1953) per arrivare a quella che è l’attuale struttura, è stata una continua battaglia con la burocrazia per ottenere i necessari permessi, un continuo e imponente impegno economico, un “non mollare” coraggioso e indomito che la figlia Betti sta continuando con la stessa tenacia e dedizione.

Dovrò assolutamente tornare in questi luoghi e concedermi un altro paio d’ore di conversazione con il “personaggio” Ida Porcelloni, uno degli ultimi esemplari di imprenditoria onesta, laboriosa, intelligente, “tignosa” insomma, esemplari che… ” s’è rotta la macchinetta” e non si potrà più “stamparne” di nuovi!

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Foto: Albergo Generale Cantore

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