Il Cav. del nostro scontento
—P—
di Giovanni Fabbrini
…in molte famiglie ancora oggi dire le parole “ha ragione Berlusconi” ha la potenza di dieci bestemmie dirette in Chiesa davanti al Santissimo…
E’ presto per il necrologio, ma non altrettanto per una ricollezione dei momenti salienti. Silvio Berlusconi, avete capito bene. Quel Silvio Berlusconi che quattro anni fa era presidente, amico di Gheddafi e di Putin, quando le gravi minacce internazionali di oggi parevano risolversi a tarallucci e vino. Silvio Berlusconi, che mai come nessuno ha diviso in due l’Italia: o eri con lui o eri contro di lui. In Toscana poi evocare il solo nome era come parlare del Bobo Nero. Davvero singolare spauracchio, in molte famiglie ancora oggi dire le parole “ha ragione Berlusconi” durante il telegiornale ha la potenza di dieci bestemmie dirette in Chiesa davanti al santissimo. Berlusconi è finito politicamente, Berlusconi ha cessato nel 2008 di essere l’uomo più ricco d’Italia ed è facile prevedere che non lo ridiventerà.
Spolpato dal divorzio, ridimensionato dalla crisi, occupato dalle donne, sempre una miriade. E che ruolo hanno avuto le donne nella sua caduta. Quel Bunga Bunga che sembrava a detta delle stesse partecipanti il teatro del Bagaglino. Se il berlusconismo si può paragonare a un panino pieno di cacio e marmellata ormai avariato e pieno di muffa, parlando dell’anti berlusconismo non me la sentirei di andare oltre il roastbeef avanzato rimasto in un angolo recondito del frigo per dieci giorni (e se queste metafore non sono il massimo provi il lettore e vedrà che un paragone più elegante è improbabile…). A proposito di Toscana e di concezione toscana del berlusconismo, ci pare il caso di ricordare almeno un paio di “divertenti” battute. La prima del 2006 quando si diceva che la sinistra averebbe vinto perché i Coglioni sopravanzano le Teste di cazzo (coglioni era la definizione berlusconiana per gli elettori di centro sinistra – teste di cazzo la risposta del popolo sinistroide più ardito), la seconda quando si suggeriva di aggiungere alle tre I identificate da Silvio come motore del successo, Impresa Inglese e Informatica, la I di Idiota.
Anche in questo caso vediamo come un discorso intelligente veniva squalificato semplicemente perché proveniva da Berlusconi, che in vent’anni di sparate continue non si vede ancora riconosciuto di aver espresso talvolta concetti positivi e questo ditemi voi se è buon senso o se non è piuttosto intolleranza. Berlusconi è anche quello del governo più lungo d’Italia e del secondo governo più lungo d’Italia… è sempre lo stesso. Lo stesso Berlusconi che ha ingiuriato verbalmente Rosi Bindi (“è più bella che intelligente!”), venendo poi ripreso da Benigni che vedeva nelle sue affermazioni un subdolo attentato alla verginità della nostra conterranea, verginità che merita rispetto. Davvero significativa l’insistenza sul sessuale del brianzolo. Un’insistenza non sempre conforme alla salute e alla naturalità, dichiarando di fare uso di Viagra, andando a vantarsi di “sciancare” le giovani donzelle desiderose di una carriera, di apparire nei settimanali di gossip o forse solo di far parte di quel circolo di gente poderoso, titanico che ruotava intorno alla villa di Arcore.
Villa presa con l’inganno a una giovane aristocratica con qualche traviamento di troppo (per chi vuol vedersi la storia cercare Marchesi Casati Stampa, Arcore). Ecco che così facendo si evoca quell’italianità gaudente, alto borghese ma spesso volgare, amante del lavoro intenso e dell’intenso divertimento, amica dei preti ma incompatibile con l’abnegazione cristiana, insomma il bel mondo per niente vieto che ammanta tutta la cappa che ci sta sopra e che da vent’anni almeno ogni tanto esplode nelle urne. Non è toscana, per carità. Non è romana, perché il romano è istituzionale e memore dell’impersonalità dell’antico impero. E’ campana, sicuramente. E’ lombarda, totalmente. E’ siciliana, in buona parte. Carne, godimento, un macello generale che evoca proprio l’attività commerciale del berlusconiano medio, l’uomo qualunque con qualche soldo in più: il macello e tre case. Una Porsche usata quando va in pensione. Ma non bisogna tipizzare… alla Stefano Benni per intenderci. Stiamo ai fatti. Un centro-destra cesarista era insopportabile. Un capo che accetta solo chi gli si dia ragione, per il resto attacca tutti: opposizioni, organi istituzionali, partiti coalizzati.
Sopporta solo se stesso e le donne che gli stanno attorno. Insomma Beppe Grillo, con la differenza che Grillo nel ruolo di mediatore internazionale sarebbe amico non di Putin e di Gheddafi, di Clinton e di Bush, ma dell’armadio del consolato di Cipro. E Obama… che ne pensa Berlusconi di Obama… è ancora troppo abbronzato? Beh, se Obama non ha governato coi pieni poteri perché dal 2010 non ha la maggioranza in ambo le camere, lo stesso si può dire di Berlusconi: “questo paese non si governa” fu una delle sue affermazioni prima di andarsene da Palazzo Chigi. Come mai: partiti di coalizione che non si sottomettono, magistratura indipendente e troppo potente, CSM, corte costituzionale… roba da scordarsi dell’opposizione. In effetti quando sarà il tempo del necrologio, speriamo il più tardi possibile, sarà anche il tempo di parlare di presidenzialismo, divisione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante… perché il senato federale sarà realtà, si spera.
Ma soprattutto, quando il Cav. sarà all’altro mondo, il centro-destra forse avrà formato un partito strutturato che non si fonda solo sul carisma e sull’iniziativa di un singolo. Oppure no “siamo la Casa delle Libertà e facciamo un po’ come cazzo ci pare” questo diceva uno storico siparietto di Rai 3. A questo punto facciamo i seri e perché no i propositivi. L’Italia dovrebbe reggersi su una politica che serva a fare ciò che gli Italiani reputano più corretto, senza sperare che arrivi il Cesare che ha ancora la forza di reggere l’architrave della baracca. In questo senso, Grillo e anche Renzi non sono diversi da Berlusconi. Fermi tutti, non l’ho nominato ancora abbastanza. Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi.
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