I comitati: “La geotermia non è rinnovabile, chi lo dice? Enel”
Riceviamo e pubblichiamo
Per rianimare i pozzi, che perdono potenza, hanno usato l’EGS, definito dall’Economist, “il fracking geotermico”
Sappiamo per certo che la geotermia in generale, ed in particolare quella amiatina, non è “pulita” in quanto, soprattutto con il rilascio libero in atmosfera della vecchia tecnologia ‘flash’ delle centrali del monte Amiata, sono tonnellate le sostanze tossiche e climalteranti che vengono disperse in atmosfera e sul suolo, come riferisce Arpat e lo studio Basosi-Bravi. Anche la favola della rinnovabilità dell’energia geotermica, smentita da molti studiosi tra cui il prof.Borgia, viene confermata da un’insospettabile relazione della stessa Enel che ha presentato in un convegno internazionale sulla geotermia tenutosi ad Orleans, in Francia, tra il 12 e il 15 febbraio 2006.
Partecipa, per conto dell’Enel, Guido Cappetti che con una eloquente presentazione racconta i mirabolanti risultati ottenuti su pozzi che andavano declinando, attraverso una “stimolazione chimica” ad alta pressione, una tecnica chiamata EGS (Enhanced Geothermal Systems) definito anche dall’autorevole The Economist come fracking geotermico, equiparabile alla ben nota pratica del fracking usato per recuperare il gas intrappolato nelle rocce e sotto accusa per la sismicità indotta e la distruzione delle risorse idriche di falda. L’EGS è la tecnica che è stata usata anche a Basilea, in Svizzera, e che ha provocato sismicità fino a magnitudo 3,4 nel 2006, costringendo a cessare le attività e abbandonare il progetto geotermico. Dalle slides pubblicate dal sito della conferenza di Orleans (di seguito i links), saltano agli occhi, ai profani come noi, alcune cose:
- lo sfruttamento intensivo porta all’esaurimento, o meglio alla forte riduzione, della produttività dei pozzi;
- per far aumentare tale produttività hanno testato l’iniezione a pressione di una miscela di acido cloridrico e fluoruro di idrogeno (HCl e HF) con acqua.
- tale pratica è stata sicuramente usata nell’area nord di Larderello-Travale, ma anche nel pozzo Bagnore 25 e nessuno può garantire che non venga tuttora utilizzata per ‘rianimare’ i pozzi che perdono potenza, visto che l’Enel mantiene uno stretto riserbo sulle attività interne alle centrali.
Sarebbe doveroso, oltrettutto, che l’Arpat, ma anche l’Ars e i sindaci per gli aspetti sanitari, chiedessero a Enel tutti i dati delle operazioni e delle sostanze utilizzate nelle centrali amiatine, e non solo, e che rendessero pubblici tali dati, compresi quelli sulle quantità di ‘vapore’ estratto che è necessario per valutare correttamente il bilancio idrico che proprio per questo motivo probabilmente non è mai stato fatto né mai si farà, nonostante le imposizioni di legge. Il sito della conferenza di Orleans: http://engine.brgm.fr/web-offl
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