Giovanni Paolo II e l’arte del nobil compromesso
«Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!» Papa Giovanni Paolo II, Omelia della messa di inaugurazione del pontificato
Difficile arte quella del compromesso. Arte tendenzialmente poco nobile, che mal di addice agli uomini tutti di un pezzo. Eppure esistono i compromessi in senso “alto”, così è stata definita la nostra costituzione, esistono i compromessi necessari e poi esistono (qui c’entrano davvero poco) i compromessi convenienti. Negli anni ricoperti dal papato di Giovanni Paolo II qualunque uomo al vertice della Chiesa Romana aveva il dovere di gestire magistralmente una situazione complessa.
Personalmente ho molto apprezzato la sua figura e mi dà un forte gusto, se così si può dire, vedere che Abbadia San Salvatore gli è devota, la parrocchia di Convento in particolare; Giovanni Paolo II ha sotto di sé numerose candele in Convento e una posizione speciale anche nel muro alla destra dei fedeli alla “Madonna del Castagno”. Spero che questa situazione non cambi. Ne custodiamo anche il sangue, ne siamo un paese devoto e dobbiamo continuare a esserlo. In anni difficili Giovanni Paolo II ha saputo fronteggiare la minaccia del Comunismo, interno ed esterno alla Chiesa, ha saputo favorire il dialogo con gli Ortodossi e con gli Anglicani, di cui la Chiesa ha un bisogno enorme. Ha saputo dire di no alle pretese dell’area Lefebvriana. Ma andiamo per gradi.
L’amicizia con Reagan nelle mie fantasticheria somiglia ad un asse Leone III – Carlo Magno; quel che è certo è che i lunghi colloqui dei due dovevano avere per oggetto temi caldi. Per una URSS in decadenza c’era un Cina che si dava delle riforme di apertura al capitalismo e iniziava la sua lunga ed inesorabile crescita; per un Israele che affermava con sempre maggior forza il proprio ruolo c’era un Iran che si emancipava dal controllo occidentale e si mostrava in tutta la sua spregiudicata teocrazia di matrice islamica.
All’interno Giovanni Paolo II ha difeso i documenti del Concilio Vaticano II senza tuttavia dare spago a chi parlava di spirito del concilio, lasciandosi prendere la mano da una retorica socialista che se in politica ha un senso, dentro la Chiesa ne ha un altro. Ha dato bordate a sinistra delegittimando la Teologia della Liberazione come a destra, scomunicando Lefebvre e i quattro vescovi da lui ordinati. Senza entrare in fini questioni di catechismo e diritto canonico, diciamo che si tratta di un Papa che ha saputo governare, fino in fondo. Non stupisce il senso espiatorio dato agli ultimi sofferenti anni e la sua morte liberatrice dopo anni di offerte mortificatorie al Signore.
Definito recentemente un reazionario dal Rolling Stone, di cose reazionarie agli occhi dei rocker ne ha fatte un paio: ha difeso l’immoralità del sesso prematrimoniale, si è opposto alle forme artificiali di contraccezione, ha avversato il pastorato femminile. Lontano dai riflettori si dice abbia benedetto le truppe di Pinochet, ma questo è per le pettegole. Decisamente un grande del XX secolo, che come tutti i moderati ha lasciato scontenti da entrambe le parti andando comunque dritto per la sua strada. Giovanni Fabbrini
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Copertina: blasonatura dello stemma papale di Papa Giovanni Paolo II