Dalla parte del cielo
—P—
di Giovanni Fabbrini
”Il corpo è prezioso, perché in esso ha sede la vita”
Il tema della centralità della salute del corpo e dell’anima, esposto nelle considerazioni sulla vicenda di Charlie Ebdo, ci porta a sottolineare alcuni aspetti che spesso vengono tralasciati e invece devono risplendere, proprio in una fase storica in cui diventano essenziali.
Cominciamo col dire che sottostare a un’ideologia porta rischi dal momento che il sacrificio viene concepito spesso in modo deleterio e fanatico, distruggendo la dignità umana. Pensiamo ad esempio al fascismo e alla sua concezione del corpo come elemento utile allo stato; il corpo si può e si deve sacrificare in nome dell’impero, dell’idea! Ma non c’è ideologia che possa considerarsi degna se nel suo nome va sacrificato il corpo per via di una volontà imposta dall’alto. Le dottrine che accentuano l’inflessibilità, l’intransigenza e la regola sono comuni anche all’interno della Chiesa – pur con un rispetto della libertà molto maggiore – né mancano casi di fanatismo cristiano, in particolare in Norvegia circa tre anni e mezzo fa; certamente non su consiglio di un sacerdote, ma comunque in un contesto di “cultura cristiana”.
Perché quindi credere a una religione della pace e della libertà? Non serve la religione a disprezzare il mondo, a evadere? A procurarsi un posto comodo nell’aldilà? La nostra vita sulla terra non è che un’alienazione dal paradiso, quindi prima ne usciamo e meglio è, e se poi possiamo uscirne da martiri… anche meglio. Tra chi segue le due religioni, quella del mondo e quella del cielo, dovremmo quindi schierarci con quelli che stanno dalla parte del cielo e chiudere la questione! In realtà uno schiarimento forte ce lo dà il fatto che in questo mondo Gesù ha svolto lavori concreti e comuni come quello del falegname e del medico, oltre all’insegnamento sacerdotale che gli ha occupato molto meno tempo.
Per trovare un politico o un amministratore pubblico buono nella Bibbia si può risalire a Davide, il capostipite della stirpe terrena di Gesù. La comprensione della politica, dell’organizzazione sociale; voler capire chi comanda e come si distribuiscono le ricchezze è qualcosa di indipendente dall’imitazione di Cristo. Il dottore, emblema della brava persona, dell’uomo medio, del marito perfetto o – molto umanamente – del buon “partito” per le giovani donne, appare come la figura rassicurante e potente, capace di far rinvigorire e mantenere la vita. I discorsi dei nostri anziani sulla salute e sui mali avevano certamente un velo di trascendenza e molti dottori lo sanno bene. Un grande dramma a cui non si pensa spesso è il fascino profondo che la medicina ha perso, la banalizzazione del dottore, operaio di un soviet della salute grigio come la morte dove i corpi dei malati sono trattati come bambole di pezza.
E l’insistenza della destra americana sulla sanità privata qualcosa vorrà pur dire. Ma il dramma non è finito qui: quanti occidentali di oggi si ingannano ricorrendo a fattucchieri e maghi per ragioni di salute mentre dovrebbero andare da un dottore che fosse in grado di trattarli in modo umano. Se si potesse dire, se si potesse far capire a tutti, che il loro corpo è prezioso, perché in esso ha sede la vita. Che l’omicidio non è sbagliato perché inscritto in una lista di comandamenti che sta dentro a un libro di dottrina ma perché distrugge la vita. Gesù Cristo non è un’idea ma una persona, che invece di ferire ha aperto una ferita, quella tra l’uomo e la verità.
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Foto/copertina: jori cherubini