Ciao Claudio.
Abbadia San Salvatore
E’ morto Claudio Scalacci. Un amico di chi scrive, un amico di Abbadia, un amico di questo giornale
Da esperto botanico Claudio conosceva tutti gli alberi del paese: specie, posizione, età, stato di salute, origine, storia, tipo di fusto e nome scientifico (Ericales, Pinacee, Platanus… e ovviamente Castanea e Fagus). Sentirlo parlare di alberi e fiori era spettacolare, un evento da restarci a bocca aperta. Tanto che avevamo in mente di creare una rubrica intitolata, semplicemente, “Piante di Abbadia”, dove Claudio avrebbe scritto le caratteristiche degli arbusti più rari riportando foto, disegno e storia. Purtroppo si tratta di un progetto rimasto fermo alla sfera delle intenzioni.
Conosceva perfettamente la storia e la toponomastica di Abbadia. Era legato al paese in modo indissolubile, ne era parte integrante e partecipe. Aveva una continua sete di conoscenza, necessità di scoperta. Per questo leggeva libri incessantemente, di tutti i tipi, e partecipava all’Università amiatina dove amava sopra tutto ascoltare la Divina commedia. Parlava di politica, era certamente di sinistra, ma rispettoso di tutti, guardava la persona prima ancora dell’appartenenza; una qualità assai poco diffusa. Era anche un amante della statistica: dopo le elezioni comunali portava con sé alcuni grafici attraverso cui, non so come, riusciva quasi a dimostrare chi aveva votato per chi.
Amava la montagna e la vita. Se n’è andato in punta di piedi – senza il classico cartello che si appende davanti al Monumento quando il Paese è in lutto -, quasi per non disturbare, o per restare fedele a un modo di porsi discreto e mai invadente. Personalmente ho capito che se ne stava andando con il suo ultimo, e quantomai profetico, post su Facebook; quando ha salutato tutti con una delle canzoni più commoventi che siano mai state scritte: Hurt dei Nine Inch Nails, nella versione ancora più dura e definitiva di Johnny Cash, questa: Johnny Cash – Hurt