ARRIVANO I MENCHI
—P—
di Antonio Pacini
La Postilla sconfina a Firenze; ci sono un gruppo di ragazzi che portano i loro spettacoli – teatrali, esilaranti – in giro per i locali fiorentini. Sanno improvvisare, divertire e divertirsi. Fra di loro c’è anche un badengo, Gabriele Peparaio, ed è proprio dovuta al nostro dialetto la scelta, singolare, del nome. Arrivano I Menchi, e non hanno alcuna intenzione di andarsene!
Come siete arrivati a essere Menchi, e da quanto tempo esistete?
(parla Luca Bernardini, ndr): I Menchi sono nati da un’idea avuta insieme alla mia compagnia Witberry; ovvero dar vita a un progetto di improvvisazione teatrale. Tornato dall’Erasmus a Madrid (dove, in uno scantinato, avevo visto dei ragazzi improvvisare riempendo ogni settimana il loro angolo con risate e calore) mi sono domandato “Perché no?”. Ho chiesto agli amici che avevo conosciuto nell’arco della mia formazione teatrale se gli andava di investire energie in una cosa che non sapevo dove potesse andare. Ho scelto le persone più affini. Primi fra tutti Gabriele Peparaio e Bianca Mecacci hanno deciso di seguirmi in questa follia. Abbiamo provato e riprovato, abbiamo cercato lo spirito giusto, l’armonia e poi siamo partiti per il viaggio che sarebbe stato bello fare. Da quel “Perché no?” siamo diventati questo viaggio e non ci siamo più fermati. I Menchi (nome che vuole essere un tributo alle origini amiatine del nostro prezioso Gabriele) sono ancora a giro, e spero che questo viaggio continui a portare grasse risate in compagnia delle persone che ci vengono ad ascoltare.
Come funzionano i vostri spettacoli e quanto c’è di improvvisazione?
I nostri spettacoli si basano su delle cornici situazionali: il processo, il salotto televisivo, la conferenza internazionale e molte altre, all’interno di queste tutto è completamente improvvisato sui consigli del pubblico, saliamo sul palco, riscaldiamo l’atmosfera e domandiamo quali saranno i temi, i titoli, gli spunti (“Una cosa che odiate?” “Il primo uomo al mondo che…?” “Il titolo di un film” ecc.). Il pubblico fa metà del lavoro, ci dona le idee e noi cerchiamo di farle volare, di sorprendere e di sorprenderci. Questa è la magia dell’improvvisazione: sei un attore, stai per fare uno spettacolo ma hai un privilegio unico: non sai che spettacolo vai a fare. Ci divertiamo molto a vedere cosa viene fuori.
Oltre ad animare le serate fiorentine vi si può trovare anche a teatro?
Sì, il 17 aprile saremo al Teatro Puccini di Firenze. Un locale dove ci siamo già esibiti sembra un teatro da cabaret, luci soffuse, il pubblico che si riunisce a grappoli attorno ai tavolini, beve, mangia, ascolta, e ride: un’atmosfera bellissima. Per il tipo di spettacolo che facciamo conta poco il posto, che sia un parcheggio, un distributore, la cima di un grattacielo o il fondo del mare, finché c’è qualcuno che passa e si ferma e lascia una monetina è teatro. Noi cerchiamo semplicemente di far sì che la gente pensi due cose: all’inizio “Che roba è? Mi incuriosisce, quasi quasi mi fermo”, e alla fine “Sai cosa? Mi han fatto ridere, quasi quasi gli lascio una monetina”.
Che intenzioni avete? Ci sono progetti futuri?
Ci piacerebbe portare i nostri spettacoli fuori Firenze, partecipare a qualche festival e farci conoscere. Ma soprattutto ci piacerebbe crescere come attori, continuare a migliorare, perché non si finisce mai. Stiamo lavorando a un nuovo format, l’idea è quella di tre storie parallele che partono da tre luoghi suggeriti dal pubblico, per poi seguire un corso imprevedibile, sia per il pubblico che, come ormai avrete capito, per noi. Speriamo di vedervi l’8 maggio, sul vostro bel monte che ci ha regalato il Peppa (Gabriele).
Contatti: http://imenchi.jimdo.com/ – http://lucabernardini.jimdo.com/
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