Fuochi nella notte, pastorelle e vin brulé. Reportage delle Fiaccole 2013
La Notte delle Fiaccole (cataste di legna che bruciano nella notte di Natale) è una tradizione millenaria, ancora ardente nei cuori dei badenghi. Per scoprire l’attaccamento alla festa popolare da parte di questa gente di montagna all’apparenza ruvida, bisogna immergersi una notte intera nei colori e nei suoni della tradizione: si rimarrà sorpresi dalla genuina partecipazione della comunità. Anche se oggi i tronchi sono offerti dal Comune e non si usa più l’ascia per spaccarli a misura, la tradizione delle Fiaccole è la radice primaria dell’identità badenga, una festa che si modernizza ma non si perde.
Fin dal rito dell’accensione delle pire di legna, che avviene intorno alle 18, l’atmosfera acquista quel calore tipico delle feste familiari. Davanti al Palazzo Comunale, tutti i Capifiaccola accendono le loro torce con il fuoco benedetto, che attraverso di loro sarà moltiplicato in ogni catasta del paese. La prima ad essere accesa è proprio quella di fronte all’edificio comunale, accensione salutata da una grande esultanza. In mezzo alla folla, formata parzialmente da sconosciuti, ci si sente come una famiglia in festa per una gioia comune. «Appena ho visto la Fiaccola del comune prendere fuoco ho capito che stava iniziando la notte più bella dell’anno, ho sentito l’atmosfera del Natale», dichiara a caldo un ragazzo che è tornato ad Abbadia per l’occasione. L’allegria è contagiosa, mentre tutti si mettono in fila dietro le majorettes e la banda paesana, in una festosa processione che toccherà le altre Fiaccole, fino a che tutte non saranno accese. Il rito dell’accensione porta ad ogni catasta la luce della speranza, viatico impresso anche nelle parole del sindaco Avanzati «portate la luce della speranza, che rischiari la notte ed il futuro delle nostre generazioni». L’atmosfera natalizia è scandita dalle Pastorelle, tradizionali canti di Natale, intonate dalla banda paesana, mentre fervono tutto intorno i preparativi nei piccoli punti di ristoro allestiti presso ogni Fiaccola. Tutta la comunità accompagna l’accensione di ogni nuova catasta, come in una enorme benedizione collettiva, augurandole di ardere senza sosta per tutta la notte. Terminato il rito dell’accensione la gente si disperde e comincia la febbrile attesa: la festività entra nel vivo della sua veglia, accompagnata da un tempo (come sempre!) poco clemente.
Verso le 22, dopo i cenoni della Vigilia, la folla comincia di nuovo ad aumentare e si raccoglie intorno ai fuochi sacri in attesa del Santo Natale. È difficile spiegare l’atmosfera che si respira, il chiacchiericcio dei paesani che si scambiano gli auguri si mischia all’odore di vin brulé e al fumo delle pire accese. Il centro storico mantiene il fascino della tradizione e la pietra delle case, che chissà quante notti di Natale avrà potuto contare, riluce ancora una volta al bagliore della fiamma. Chi è originario di Abbadia torna al paese per l’occasione ed è felice di vedere che la tradizione non si va perdendo, «grazie all’iniziativa delle nuove generazioni, che in larghissimo numero partecipano e garantiscono la continuità». I ragazzi badenghi ereditano infatti l’arte della costruzione della Fiaccola dai più anziani, che pazientemente e talvolta con un po’ di tenera superbia data dall’esperienza, insegnano loro come posizionare i tronchi. In questo modo l’identità di ieri diventa quella di domani, in una delle poche tradizioni ad Abbadia contraddistinte da una larghissima partecipazione di giovani. Molti paesani e turisti rimangono piacevolmente sorpresi da una così genuina presenza di nuove leve: «Ciò che rende ancora più suggestiva la notte delle Fiaccole è l’intreccio delle generazioni, che si incontrano e si fondono ai piedi dei fuochi ardenti della speranza». Anche le decorazioni e gli addobbi per le vie del paese quest’anno sono più sobri ed eleganti, quasi a non voler contrastare eccessivamente con le fiamme delle Fiaccole. Si percepisce l’unità, la partecipazione di un paese intero. La rivalità tuttavia, quella sana, non manca quando i costruttori delle Fiaccole girano per le vie complimentandosi con gli altri “colleghi”, in cuor loro però sempre convinti della superiorità della loro opera.
È l’attaccamento a quella catasta, tirata su col sudore e con la forza delle braccia, in un mondo dominato ormai dalle comodità tecnologiche. Se è vero che «le feste di montagna sono più sentite e partecipate dalla gente, non si limitano alla solita sagra» come dichiara un visitatore proveniente dal grossetano, le Fiaccole di Abbadia non fanno certo eccezione. Sono il simbolo inequivocabile del Natale, anzi ad Abbadia senza le Fiaccole non è un vero Natale: si accendono con la pioggia, la neve ed il vento; non solo quindi in funzione di visitatori e turisti, ma prima di tutto per i badenghi che in questa notte rinsaldano la loro identità di gruppo. Un’appunto meno positivo tuttavia deve essere fatto, in maniera del tutto costruttiva, perché posto come critica da un gran numero di intervistati. L’atmosfera natalizia sarebbe veramente perfetta se vi fosse più partecipazione ai canti tradizionali, che vanno di anno in anno sempre più perdendo d’energia. In questa notte sono veramente pochi ormai quelli che sotto ogni Fiaccola intonano le Pastorelle. Personalmente penso che si potrebbe unire una Corale di tutto rispetto come quella locale di Pier Luigi da Palestrina ad alcuni suonatori di cornamusa (che vengono chiamati anche in occasione della festa medievale) per guadagnare molto in suggestione e allo stesso tempo rispettare l’antica usanza. A mezzanotte l’attesa finisce, cominciano i festeggiamenti per il Santo Natale. Nei punti di ristoro viene servita la carne alla brace, offerta come tutte le altre vivande senza scopo di lucro. La gente si raduna attorno al braciere e tra l’odore della salsiccia grigliata e il calore della Fiaccola, aspettando la cottura della carne, anche tra sconosciuti si ha l’impressione di condividere qualcosa di profondo. La catasta ormai già ben consumata, fornisce ora la luce e il calore necessari per proseguire i festeggiamenti nella fredda notte invernale.
Le Fiaccole non sono una festa, non vogliono intrattenere le persone, o meglio non nel senso più moderno del termine. Non ci possono e non ci vogliono essere né spettacoli, né cene né discoteca: ciò che si vuole tramandare è la forma più antica dello stare in compagnia. Gli auguri accanto al fuoco, il giro senza troppa fretta per le vie paesane, l’attesa del Santo Natale, la visita al Presepe nelle Chiese. Ciò che rende speciale questa notte e credo sia visibile, anche dall’esterno, è il clima di condivisione: sotto le Fiaccole vi è uno scambio continuo, dalle chiacchiere in compagnia, alla disponibilità dei punti di ristoro che rigorosamente non a pagamento offrono prodotti tipici dolci e salati. E che cos’è d’altronde il Natale se non la forma più perfetta di Condivisione? Appena si fa giorno delle Fiaccole restano solo le ceneri. Sembra impossibile che di quei colossi di legno, alti anche fino a 7 metri non sia rimasto niente. L’augurio più grande per la comunità di Abbadia in occasione di queste festività credo sia proprio quello di tenere bene a mente lo splendore delle Fiaccole prima che si tramutino in cenere e su questo esempio, dalle ceneri far risorgere una comunità che possa vivere nella condivisione e nell’unità. Ilaria Martini
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Foto: Alessandra Vagnoli