Ciao Pineta, serata amarcord in ricordo del bosco che fu
—P—
di Lucia Romani
Serata amarcord in Pineta, organizzata attraverso il tam tam dei social network
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E’ stata testimone di baci più o meno rubati, di litigate e riappacificazioni adolescenziali, della prima sigaretta fumata per sentirsi grandi, di innocenti giochi di bambini, fresche passeggiate in carrozzina tra sobbalzi di radici scoperte, gioco di bocce di anziani, musica dal vivo di complessini di paese
Abbadia San Salvatore. Il 15 aprile sono iniziati i lavori per l’abbattimento degli alberi della pineta ormai divenuti pericolosi; e solo ora ci siamo resi conto di quanto questo luogo sia caro ai nostri cuori. I ricordi si accavallano e sentiamo urgente la necessità di condividerli, nel timore che spariscano insieme alla pineta. Da un profilo Facebook parte un nostalgico post che trova approvazione e consenso e allora è deciso: “ci troviamo a fumà in pineta”, come facevamo da ragazzi, protetti dall’oscurità che ci consentiva la cosa proibita“. Non sappiamo se verrà qualcuno, intimamente tutti vorrebbero esserci; saranno vietate polemiche e comizi politici, ammessi solo ricordi.
Già qualche minuto prima delle 22.00 si vede arrivare qualche persona titubante, forse sentendosi intimamente anche un po’ sciocca. Si forma un gruppetto che comincia a dare la stura ai ricordi. Chi non ne ha di bei ricordi legati alla Pineta? L’abbiamo percorsa mano nella mano con il nostro primo amore. E’ stata testimone di baci più o meno rubati, di litigate e riappacificazioni adolescenziali, della prima sigaretta fumata per sentirsi grandi, di innocenti giochi di bambini, fresche passeggiate in carrozzina tra sobbalzi di radici scoperte, gioco di bocce di anziani, musica dal vivo di complessini di paese. Era lì, a un passo dal centro, “foresta incantata” che riusciva a portarci lontano e l’ultimo saluto del manipolo di nostalgici che si è formato, culmina con il botto del tappo della bottiglia di spumante che magicamente si è materializzata, fredda al punto giusto, con tanto di calici da innalzare, come si conviene a una “Grande Signora” che se ne va.
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