Focus Imprenditori. Andrea Bisconti: “Il mio obiettivo è potenziare e investire sull’aspetto produttivo”
di Alessio Rossi
Prosegue Focus Imprenditori, la rubrica di Abbadia News dove si dà spazio a nuovi imprenditori badenghi e ai loro progetti. Questa settimana è la volta di Andrea Bisconti, classe 1982, imprenditore agricolo e artista multimediale.
Ciao Biesa Andrea. Che cos’è Horto Sapiens?
Horto Sapiens è il marchio dato alla nuova linea di prodotti di AgriBi, l’azienda agricola della mia famiglia che racchiude in un solo prodotto materie prime genuine ed estetica ben curata nella presentazione. Oltre alla coltivazione diretta di castagne, frutti di bosco e olive abbinamenti di confetture, oli aromatizzati e mieli nascono attraverso processi creativi, alla ricerca della ricetta particolare, prove ed esperimenti in casa per scoprire nuovi accostamenti e sapori.
Come hai deciso di iniziare questo progetto?
Quando a 18 anni aiutai mio padre a piantare duemila ulivi. Si formò in me un legame quasi romantico con quelle piante e la produzione dell’olio. Ora che, dopo 15 anni, si iniziano a vedere i frutti di quella fatica – e dopo una spinta iniziale della mia famiglia – ho deciso di prendere in mano le redini dell’azienda mettendo in costruzione un marroneto da raccolta e i campi da coltivazione da frutti di bosco, che sono già i più estesi della zona grazie alle migliaia di piante di mirtilli, lamponi, more e ribes che abbiamo piantato. Il mio primo apporto ad AgriBi è stato nella realizzazione del sito e del packaging, le presentazioni, l’etichetta stessa dove ho riversato tutte le conoscenze sviluppate nei campi della creatività e della socialità.
Quali sono stati i risultati finora?
La mia attività imprenditoriale, pur essendo iniziata 15 anni fa, lo è a livello pratico da un anno e mezzo. A questo punto la fase sperimentale di start up è conclusa sia per i frutti di bosco, sia per i prodotti lavorati. Da ora inizierà la produzione seria grazie anche a esperienza e linee commerciali che ho tessuto grazie alle reazioni iniziali positive sul territorio.
Quali sono i tuoi obiettivi ?
Potenziare e investire sull’aspetto produttivo, macchinari per i processi di trasformazione e ingrandirmi per creare posti di lavoro in loco. Per ora, non avendo un laboratorio mio, mi sono appoggiato a strutture della zona; mi preme centralizzare la produzione allineandola con la filosofia “a chilometro zero” delle materie prime. Trasformare e rivalutare il territorio di Abbadia, e cercare di esportarne i prodotti, la ritengo un’impostazione mentale fondamentale per crescere e portare un valore aggiunto da fuori di nuovo ad Abbadia.
L’agricoltura non è il tuo unico mondo, giusto?
Io nasco post università come organizzatore di grandi eventi e spettacoli. La scintilla del mio amore per il mapping scoccò nel 2010 mentre organizzavo un evento qui a Abbadia, In Media(l) Res, grazie all’incontro con Philippe Geist. Finoché non me ne sono interessato direttamente, e in parallelo allo sviluppo di Horto Sapiens, dedicando molte ore di studio da autodidatta; e applicando il metodo empirico ho imparato a usare software motion graphic, 3D e tecniche di mapping projection. Dopo il primo spettacolo del 2012, e la faticosa ascesa verso la credibilità in quest’ultimo anno – e grazie a un’agenzia di produzione di spettacoli seria – ho lavorato a Berlino, a Montecarlo, a San Giuliano Milanese in occasione del ventennale della morte di Falcone e Borsellino; e per ultimo, e forse la performance più importante, a Vigevano per Expo2015.
Qual è la morale di questa storia?
Il fil rouge di tutta la mia vita lavorativa, sia nel processo di creazione agricola che artistica, è la trasformazione. Prendo un campo con l’erba alta un metro e mezzo e ricavo degli splendidi frutti di bosco, prendo una superficie e le do un nuovo significato, reinterpreto le facciate scolpendo la pietra con la luce come voglio, come la immagino nella mia testa. L’unica cosa che ho imparato mentre mettevo in moto questi due progetti, che a questo punto definiscono la mia vita, nei quali sono esattamente diviso, come lo sono nella mia vita privata tra l’Amiata e la Svizzera, è che lo spazio per fare le cose, se lo vogliamo, dobbiamo rimboccarci le maniche e prendercelo. Le cose si fanno solo se si fanno.
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