E’ partita Recordare, requiem in San Leonardo. Angelo Pesenti: “Un’occasione per ascoltare musica e pregare”
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di Antonio Pacini
E’ iniziata il 22 ottobre e durerà fino al 16 novembre. La rassegna “..Recordare” affronta il tema della morte sotto vari approcci. Quest’anno oltre alle musiche da requiem sono tante le novità e le personalità coinvolte: dantisti, filosofi, scrittori, musicisti e persino il vescovo che interverranno circondati dalla splendida cornice della chiesetta di San Leonardo. A illustrarci l’ evento, che somiglia quasi a un viaggio, è con noi Angelo Pesenti, uno dei più storici organizzatori.
Com’è nata l’idea di questa rassegna e che scopi si prefigge?
Più che nata è venuta. Le cose vengono da sole magari dopo anni di idee, di pensieri. Poi la passione grande per le sette note e la scoperta di questa musica sacra. Sono melodie che ti entrano dentro e scopri che hanno uno scopo per te. La rassegna è organizzata in un periodo in cui si celebrano i defunti. L’idea è renderla un’occasione dove la gente possa venire ad ascoltare la musica, a pregare per i morti in una chiesa come San Leonardo, fuori le mura. Un posto oltreché bello anche interessante dal punto di vista simbolico, dove questi suoni possono venire veramente in nostro aiuto.
Da quanto tempo esiste?
E’ nata quattro anni fa. Si trasmettevano solo requiem. Poi, parlando con le persone, è venuta l’esigenza di dargli un aspetto diverso, di cercare di capire. Anzi, non proprio di capire: perché la morte è un fattore strano, tutti ne parlano ma nessuno la conosce, parli dell’ignoto. La morte è una cosa grande; allora è cresciuta l’esigenza di cercare di più e di guardarla sotto vari aspetti.
Sappiamo che quest’anno ci saranno delle grandi novità, puoi dirci quali?
Abbiamo cercato di portare diversi punti di vista. Un giorno, sentendo una lezione di Massimo Seriacopi, ci siamo chiesti: perché non parlare della morte nell’opera di Dante? E’ interessante capire come la pensavano in quel periodo, e come veniva vissuta anche nella Divina Commedia. Poi abbiamo trovato altri come Erika Comina che è stata un personaggio fondamentale: scrittrice, giornalista, autrice di Dopo Picasso, soltanto Dio che parla della morte della parola e delle parole dopo la morte, aprendo tutta una prospettiva, mille pensieri. Questo è un discorso anche sulla vita, su tutte le cose che succedono. E’ venuta fuori la possibilità di fare intervenire il vescovo, il quale parteciperà il 3 novembre portandoci la sua posizione connotata seguita dalla celebrazione della messa (abbiamo spostato il requiem in re minore di L. Cherubini a altra data). Credo sia la prima volta che un vescovo fa la messa in San Leonardo, un evento! Avremo poi la visione buddista della morte, il 2 novembre con la dottoressa Iacobella Gaetani. La visione indiana, il 9 con la filosofa Giovanna Bacci. Infine ci sarà un intervento, il 16 novembre, sulla morte del pianeta, “la terra violata e il dovere di difenderla” a cura della dottoressa Cinzia Mammolotti. La rassegna è iniziata il 22 con Erika e il Requiem di Mozart mentre il 26 abbiamo avuto il piacere di ascoltare Massimo Seriacopi accompagnato dalla musica di Daniele Fabbrini e Daniele Belloni. Il prossimo 29 ottobre avremo l’occasione di assistere al De profundis di Arvo Part solo vocale, senza strumenti, veramente straordinario. Per il buddismo invece c’è il Canto per l’uccisione di un serpente di S. Revueltas. Dopo la dottoressa Bacci ci saranno dei canti, non molto vicino a noi ma irresistibili, che sono quelli tradizionali indiani. Il 14 verrà trasmesso da solo il requiem per il pianeta morente di Reijseger e in finale, dopo l’intervento di Cinzia Mammolotti, credo una degna conclusione con la missa solennim del Codex Amiatinus di Francesco Traversi che è proprio la nostra messa, una musica che parla di noi. Con questa usciamo dal periodo di celebrazione dei defunti avviandoci verso un periodo di rinascita.
Dunque quale dovrebbe essere il motivo che porta le persone a partecipare alla rassegna?
Ognuno ha il suo. Andiamo lì un po’ per capire. E’ difficile da spiegare. È una cosa in fondo molto intima che ciascuno vive a modo suo. Chi viene lo fa con una motivazione particolare che è la sua, non di massa. Le persone che sono passate gli anni scorsi lo hanno fatto con una loro idea e ognuno aveva la sua molla: per conoscere, per ricordare, per ascoltare semplicemente la musica o vedere la chiesa. L’importante è che si realizzi un coinvolgimento comune, una specie di liberazione, una risonanza in questa situazione che tutti insieme si vive.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Per l’anno prossimo c’è l’idea di fare una produzione musicale. Abbiamo conosciuto un’opera di un compositore che è morto nei campi di concentramento il quale ha scritto una musica, ma non un requiem, tradotta in varie lingue che veniva fatta ascoltare sempre nei campi di concentramento ai bambini (la sola idea mette i brividi a pensarci). Siccome non richiede un’intera orchestra vediamo di trovare dei fondi per questa produzione. Tutti i giorni troviamo collaboratori, ci sono scrittori che hanno manifestato il loro interessamento capendo che si tratta sì di un progetto sulla morte ma che è in realtà vivo e per i vivi. Non abbiamo niente di scritto però sta prendendo campo. La morte è anche in tutti i settori perciò ci sarebbe da parlare di quella nella pittura, nell’arte, dentro noi stessi nel senso che siamo composti da cellule che muoiono e da altre che nascono; di quella vista nella fisica quantistica… il tema è grosso ma l’importante è che sia ormai incanalato. C’è da precisare che è tutto autofinanziato, il Comune di Abbadia ha dato il patrocinio perché è piaciuto dal punto di vista culturale, però tutte le spese verranno sostenute da noi. Ci piacerebbe che la gente intervenisse se vorrà lasciando degli scritti, dei disegni, pensieri, musiche, poesie per arrivare infine a pubblicarle.
Un’ultima curiosità. Cosa significa Recordare, il nome della rassegna? E il simbolo?
Il Recordare è una parte delle messe da requiem presente anche nel requiem di Mozart che abbiamo trasmesso. Il simbolo è un campo di grano stilizzato a rappresentare il ciclo della vita, la morte che (forse) non è una fine. Come pianta il grano ha un grande significato per molte tradizioni; il chicco di grano ha bisogno di morire per dare il frutto, se non muore non potrà dare la spinta alla vita rinascendo egli stesso in altra forma.
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Brano correlato: “My sweetest friend /Everyone I know /goes away In the end”
Copertina: Requiem, Mozart