Abbadia News-La Postilla vola in Europa. Prima tappa: Bruxelles
di Giovanni Fabbrini
Capacità di sintesi: classico, moderno e contemporaneo. Un posto che impressiona per la sua semplicità, per la sua bellezza e per la sua imponenza. Tre città diverse, praticamente, fuse in una. La Bruxelles moderna, capitale del Belgio, imponente cittadina nel cuore dell’Europa. La Bruxelles classica, piccola e semplice, nelle sua semplicità perfetta, stretta tra le potenti braccia della Bruxelles contemporanea: edifici di vetro e acciaio, grattacieli, e – se te le vai a cercare - enormi palle di metallo, protoni e netroni sollevati da terra decine di metri. Gli architetti si lamentano: troppa commistione, troppa poca armonia. Più o meno lo stesso hanno sentenziato di fronte ai grattacieli di Milano e, quando fu, alle coraggiose opere urbanistiche di Firenze capitale, grazie alle quali oggi in centro si respira. Gli architetti si lamentano, fanno il miglior mestiere del mondo, quello di addetti al bello, eppure si lamentano.
La lamentela è dentro la mente dell’architetto, infilata come un chip in profondità: forse prima dell’abilitazione li hanno tutti torturati. E poi ti chiedi, a proposito, se l’Italia non sia un museo a cielo aperto tenuto a bada da una setta di gente che, per un motivo o per un altro, non ha voglia di muoversi. L’italianità che a Bruxelles svetta, dal grattacielo – probabilmente il più alto – di un colosso assicurativo, alle decine e decine di ristoranti: “products of my farm”, dice l’insegna vicino casa. “Tappami levante” la scritta nel muro all’interno, risalente al ’96 quando il lunatico Ceccherini imperversava nel Ciclone.
Poi vedi in centro i franchising italiani che vendono l’intimo e cominci a pensare che ti senti troppo a tuo agio per poter davvero affermare di essere all’estero. La setta di quelli che non volendosi muovere devono badare il museo a cielo aperto ti aspetta a casa, si fa per dire. Ma tu sei lì, circondato dai funzionari, dai parlamentari, dai barboni, ognuno con la sua storia: e ti chiedi chi conosca meglio la città e chi se la stia godendo di più. Il tempo passa e ogni giorno è legge a se stesso, come sembra dire la parete adibita a orologio digitale del Pralamentarium. Lo stesso messaggio viene forte e chiaro dall’Ouroboros della cattedrale di Notre Dame La Chapelle. “Il Belgio non è una nazione” come disse Niegel Farage. “E chi se ne frega”, viene da rispondere. Questa prova di missaggio identitario è diventata ormai un esperimento semi riuscito di universalismo e in esso scorre la linfa vitale di una capitale viva. Capacità di sintesi, ecco tutto.
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Foto: jc, Bruxelles, febbraio 2013