Acquisti online e obbligo del POS per pagamenti superiori a 30 euro; qualche dato
di Elena Montaldi
Qui dalle parti di Abbadia, come un po’ in tutte le aree a maggior afflusso turistico, è stato forte l’eco che ha fatto seguito al recente obbligo di utilizzo del POS per i pagamenti superiori a 30 euro per tutti gli esercizi commerciali ma anche per imprenditori, professionisti ed artigiani.
La domanda che queste categorie pongono è: perché in un periodo di forte contrazione economica si chiede di spendere oltre 200 euro l’anno “solo” per garantire i pagamenti elettronici?
Per rispondere alla domanda delle suddette categorie può essere utile dare un’occhiata a quelle che sono le cifre degli acquisti online in Italia; solo a partire da queste è infatti possibile capire quanto davvero le abitudini dei nostri connazionali si stanno spostando verso gli strumenti di pagamento elettronico e quanto invece sono ancora legate a vecchi schemi.
Ci vengono in aiuto in tal senso i dati forniti dalla School of Management del Politecnico di Milano che ha stilato una sorta di consuntivo del fatturato derivante dalle spese in e-commerce negli anni passati.
Si è iniziato da un massimo di 4 miliardi di euro nel 2006 per poi passare a 5 miliardi nel 2007, quasi 6 miliardi nel 2008 e 2009, 6.7 miliardi nel 2010, 8 miliardi nel 2011, 9.5 miliardi nel 2012 e ben 11.4 miliardi nel 2013.
Come si vede, tranne che nel biennio del 2008-2009 la crescita dell’e-commerce in Italia è sempre stata a due cifre e questo in parte giustificherebbe l’intento del Governo di andare a favorire, anche per gli acquisti in presenza e non solo per quelli a distanza, l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronico come i POS.
Questo discorso si fa tanto più vero per quelle categorie merceologiche maggiormente esposte ad abitudini di acquisto online; in cima alla lista delle stime del Politecnico di Milano c’è proprio il settore del turismo che rappresenta il 44% degli acquisti online, seguito a ruota dall’abbigliamento al 12%. In questa seconda tranche rientrano gli acquisti più vari: non solo scarpe e capi di abbigliamento ma anche passeggini come questi, piuttosto che gli accessori per il proprio look.
Subito dopo l’abbigliamento al terzo posto, nella classifica degli acquisti online degli italiani nel 2013 troviamo l’informatica e l’elettronica che rappresentano un decimo di tutto l’e-commerce italiano al pari delle assicurazioni. Più distanziate, al 3%, ci sono poi gli acquisti di beni alimentar.
In fondo alla classifica del Politecnico di Milano c’è un 19% relativo a spese per vari settori merceologici e circa un 1% relativo invece all’acquisto di alimentari.
Infine è stata anche effettuata una interessante analisi rispetto alla ripartizione di quegli 11.4 miliardi di euro spesi in e-commerce in Italia nel 2013; di questi il 61% ovvero oltre 6 miliardi sono stati utilizzati per l’acquisto di servizi mentre circa il 39% per l’acquisto di prodotti.
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