La Croce sul Monte Amiata “Alla santa memoria del caro fratello Celso”
di Balilla Romani
P. N. ROSATI
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LA
CROCE SUL MONTE AMIATA
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MCM – MCMI
Alla santa memoria del mio caro fratello Celso
Di quai dolci memorie, in pia leggenda
conserte, parli al cuor, Monte natio!
Qui coi fratelli faggi si abbracciava
e cantava Francesco, a se augurando
di sue virtudi erede ampio una stuolo
e formatosi un nido di colombe (1)
in cui vestì le piume a li sublimi
voli il Gonfalonier del santo Nome
Bernardino Albizzeschi; giù nascoso
all’ammanto papal; là corse austero
con in mano la Morte e le rampogne
sul labbro fiere quel Brandano audace
- Savonarola dei Sanesi lidi –
Qui sotto l’ombra dei castagni annosi
si trastullò da pargolo Marcello
meditò la Crociata ultima Pio (1)
- umile nome a grande alma sdegnosa –
qui – nella patria – ebbe la reggia e il trono
il Salvatore, ond’essa il nome e i vanti.
O di Rachisio prence Longobardo
e d’Erminia gentil santa Reina
dall’ingegno sagace alma progenie….
poiché quei ti sacraro al Crocifisso
terribile il tuo nome oltre i confini
trionfale pei sudditi castelli
trasvolava da Paglia a Talamone! (3)
Era l’Abate il Sire e il pastorale
schermo ai vassali; aprivansi i granai
della ricca badia; dalla gleba
libera monacal saliva il canto
marziale e delle amazzoni la strofa
pugnace da’ telai; il Torrione
tuonava contro i barbari fuggenti,
suonavan le campane del Convento
morti i tiranni e al ciel volanti in gloria
il Colombini e Severino nostro. (4)
E anch’oggi … O Amiata dai vulcani antichi,
dai falchi bruni, dalle nevi eterne,
sepolcro ai guerrieri prodi e forti
castelli, dei mercuri e dei cinabri
inesausta miniera; o Amiata bella
quando di frondi t’incorona il Maggio,
e sei tutta una fiamma a mezz’Agosto
e un poema a Maria, o Amiata bella
pur nelle secolari chiome bianche …
non vedi? Non tripudii come i greggi
saltellanti pei tuoi fioriti pascoli?
non canti, disposando la canzone
all’effluvio dei fiori, al ritmo dolce
degli uccelli, allo strepito sonante
fulgido delle nubi, alle carole
delle sublimi, placide, serene
stelle danzanti nella volta azzurra?
- Eccol; vien dal giogo Orientale
in aria di trionfo, qual se il cielo
- che ti bacia coi lembi ricamati –
ascendesse glorioso il Redentore.
Viene; ed il raggio di corrusche aurore
sfavilla dentro le miniere buie:
sale; e d’amor profuma le aure miti
della toscana Elvezia; e te, o Amiata,
- rubiconda di fragole e lamponi –
Imporpora del suo sangue divino:
sale; e per via l’idillio benedice
che da vergini spiriti si canta
dentro i capanni, sovra i massi, sotto
il pastinese snello, l’arduo faggio,
dentro la cella del marrone vecchio,
tra la feste di tutta la Natura
con l’osanna festivo alleluiante.
E’ giunto. Il mira, di Rachisio o prole,
vicino ai padiglioni dell’Empiro,
dove basata elevasi la scala
che salgono e discendono i Celesti;
sulla piramidale vetta, come
su fortezza regale, il Crocifisso
- Re dell’irrequieto seco grande –
siede sovrano … e il mondo Lui saluta
e il vessillo d’amor che alto si estolle.
Alla monumentale Croce volge
devoto il guardo la materna Siena,
la verde Umbria, Corito ospitale
- aiuola d’onde olezza Margherita
fior d’Etruria – d’Ildebrando austero
la diruta Sovana e la petrosa
Orvieto sacra; l’assetate labbra
apre la floscia e livida Maremma
che nelle chiare, fresche, dolci e vive
acque e dall’ombra della Croce amica
spera ai corpi e alli spiriti salute.
Voli il messaggio d’aquila sui vanni
alle lontane plaghe; e Tunia antica (5)
dai baciati divini pie’ si muova,
piccolo rivo che per via gigante
fatto al Tevere porti acque in tributo
e l’ossequio d’Amiata offra a Leone.
Ma, o Cristo, la brutal forza, la boria
filosofal, la sconsigliata fame
rinterzano le spine alla corona
che credettero i volghi esser diadema
quando questa – che sta da Italia madre
regione divisa, ultima, sola –
a rapirti provò l’incosciente
Profeta (6) coi dorati sogni e riti
della magica Torre – Or tu ridesta
la virtù maschile, il senno popolare,
i santi affetti dell’età rimpiante;
del patrio loco impietosito, dona
il sospirato quotidiano pane
e la preghiera che conforta il pianto
e la speranza che dischiude i cieli.
Frena le furie agli Aquiloni, quando
fischian vendetta; no, non è l’Amiata
Il folgorante Sinai tempestoso,
ma la vision del Tabor rinnovella,
Reggi, o Cristo, il reciso tronco alpestre (7)
che – attesa fiamma crepitante ai lari –
precipita dai cumuli di neve;
che non rovini e non dischiuda sotto
glaciale lenzuolo al paesano
solinga tomba, paurosa, muta!
E Tu cingi il diadema e lo scettro agita
benefico sul libero orizzonte;
Regna, o Cristo, ed impera … e con Te regni
- fugata l’ombra del falso profeta –
l’Assunta delle forti Alpi Madonna,
l’Imperatrice dell’Amiata mia!
Che odo? Il fischio della vaporiera
civile augurio … l’urlo dei nemici
sgominati ed al grido di vittoria:
“Vinse il Re confitto in Croce”.
P. N. Rosati
Di Abbadia S. Salvatore (Siena)
NOTE
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1. Nel Colombaio Convento del Monte Amiata in quel di Seggiano, oggi quasi diruto, fece il noviziato S. Bernardino da Siena.
2. Il B. Giovanni Colombini, fondatore dei soppressi Gesuati, morì l’ultimo di Luglio del 1367 in Abbadia S. Salvatore. Chi ne volesse conoscere le gesta mirabili e l’esequie decorose che ebbe dalla Comunità, legga la vita scrittane da Francesco Belcari che Pierto Giordani chiamava, riguardo al suo merito letterario, un arancio in Gennaio, un frutto del Trecento nel Quattrocento. Il Severino nostro, fu Monaco Cisterciense ed Arciprete del Paese, morto verso gli ultimi del secolo XVIII° in odore di santità.
3. Pio II passò l’estate del 1462 con alcuni Cardinali in Abbadia S. Salvatore; e ne rimane un monumento commemorativo in pietra sopra la Casetta vicino al nuovo Cimitero.
4. Secondo lo storico Tommasi, i Senesi nel 1303 comprarono dall’Abate e Monaci di S. Salvatore di Monte Amiata, Talamone, la Valentina e porzione di Castiglione in Valdorcia per 900 fiorini. Accenna a questa compra l’Alighieri negli ultimi versi del XIII° Canto del Purgatorio. Vedi i Commentatori a quel punto e … compatisci il vanto paesano.
5. Tunia, secondo Plinio, è il nome antico del fiume Paglia, onde l’Amiata è detta anche Mons Tuniatus (Hist. Natur. Lib. 3. Cap. 5)
6. David Lazzeretti! …
7. Nel vernacolo Amiatino il tronco del faggio alpestre che, legato ad una fune, si fa sdrucciolare sulla neve dai paesani nella stagione invernale vien detto traggino.
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Se ne approva la stampa
Firenze, 25 Luglio 1900
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Copertina: “La Croce”, Gianni Pacini