Vivo d’Orcia piange la scomparsa di Luigi Bernardini, “dottore amato da tutti”
di Daniele Palmieri
È mancato nei giorni scorsi, a Vivo d’Orcia il dottor Luigi Bernardini, per decenni medico condotto e figura di riferimento nel paese amiatino, dove si era fatto apprezzare per la sua umanità, le ottime qualità nella professione, la massima disponibilità verso la gente, l’intraprendenza nelle cure prestate, per le quali in molti hanno serbato grata riconoscenza.
Classe 1924, era giunto nel Settembre del 1951 da Sinalunga in sella alla Lambretta che, nei primi tempi, costituì il mezzo di locomozione per raggiungere in fretta i pazienti anche nel paese, che si snoda in lunghezza lungo la strada provinciale che conduce verso Abbadia San Salvatore. Al suo arrivo, da prima come “interinale” e successivamente come titolare della “condotta”, l’intenzione era quella di rimanere per il tempo strettamente necessario ad individuare ed ottenere un altro incarico nella sua Val di Chiana, ma le cose andarono diversamente. Un giorno, infatti, si presentò al suo ambulatorio una giovane maestra, Lea Florini, giunta anche lei al Vivo da Roccatederighi (provincia di Grosseto) per non rimanere a lungo in quel paese di montagna, all’epoca così distante da quello delle sue origini.
Galeotta fu però la cura di ricostituenti a base di iniezioni, che produsse anche l’effetto di far sbocciare un grande amore, durato poi tutta la vita e suggellato in tempi rapidi dalle nozze, celebrate proprio a Vivo: ulteriore segnale che il destino li voleva in questo paese, il più alto sul cono vulcanico amiatino. Poi nacque la figlia Cinzia, anche lei divenuta medico ed apprezzata per l’attività a lungo svolta presso l’Ospedale di Castel del Piano, ed il radicamento divenne completo: in fondo, aveva più volte potuto constatare il dottore, questa è gente buona e brava. Di pari passo con l’instaurarsi di legami e conoscenze, cresceva la stima e la considerazione verso l’arte medica praticata sul campo: non disdegnò di cimentarsi con la prestazione di cure dentistiche, compresa la realizzazione di protesi.
E la fama oltrepassò i confini paesani, tanto che per le cure odontoiatriche arrivavano persone anche da fuori. Insieme al dottor Giancarlo Romanelli, giunto diversi anni dopo di lui da Valiano di Montepulciano nella condotta del capoluogo Castiglione d’Orcia, hanno costituito per decenni un bell’esempio di medici in prima linea, pronti e disponibili a correre dove la loro presenza era richiesta, di notte come di giorno. Fino al tempo della meritata pensione, quando il suo posto fu preso dall’attuale medico di famiglia di Campiglia, Vivo e dintorni, il campigliese Marcello Sbrilli. Fra le molte, è da ricordare la rispettosa amicizia con il sindaco di lungo corso Taorgo Severini che, affettuosamente, lo appellava come “Stregone”, a sottolinearne la capacità nel mescolare sapientemente molti ingredienti – non ultimo l’aspetto umano – per formulare diagnosi e porre in essere le cure più efficaci possibili per i suoi pazienti. DP