ABBADIA SAN SALVATORE: l’arco di Sant’Anna torna a nuova vita grazie alla sinergia tra Comune e volontariato
—lP—
Martedì 8 dicembre, in occasione dell’inizio del Giubileo, è stato inaugurato l’arco di Sant’Anna
L’antico arco in pietra che da via Cavour immette in via del Monastero è stato completamente ristrutturato grazie all’intervento sinergico del Comune e del volontariato dei cittadini e, a seguito del sapiente lavoro di recupero, è stato restituito alla comunità nella sua nuova veste. Dopo la messa e la benedizione dell’arco ad opera di Don Giampaolo, parroco dell’Abbazia del Santissimo Salvatore e Don Francesco della parrocchia di Santa Croce, il sindaco di Abbadia, Fabrizio Tondi, ha svelato il nuovo dipinto di Sant’Anna donato dal pittore Fiore Cagnetti.
Oltre al dipinto di Sant’Anna ricevuto in dono dall’artista di origine viterbese, innamoratosi del territorio amiatino, opera che è andata a sostituire la contemporanea stampa all’interno del tabernacolo in legno, nella realizzazione dell’intervento sull’arco sono intervenute le ditte Forti Alfeo, Nocci Alessandro, Macchiesi Santino, Innocenti Alessandro, Jetta Roberto, Severini Agostino, Eternedili, Tondi Gilberto, Edilcoop e Balzan Germano. E poi ancora molti altri volontari: Massimo Sabatini, Andrea Sabatini, Sauro e Stelvio Mambrini, Orlando Cardoni, Francesco Contorni, Enzo Cerretani, Luciano Ciacci, Marcello Brogi, Aurelio Cesaretti, Giacomo Guerrini, Loredano Romani, Pietro Etrusco Contorni e Luigina Flori, oltre alle associazioni Rione Convento e Centro Anziani. Un’incredibile varietà di forze che si sono adoperate per questo bellissimo risultato. “Siamo felici in modo particolare per questa inaugurazione – Commenta il sindaco di Abbadia, Fabrizio Tondi – Per tutta una serie di motivi ad essa connessi. Prima di tutto, senza dubbio, per aver restituito alla comunità un’opera preziosa all’interno del contesto storico, architettonico e artistico del nostro paese. Ma quello che più colpisce e come Amministrazione ci rende fieri è il segnale che da questa inaugurazione proviene. Il segnale di un paese che è ripartito, che si è rimesso in moto per il proprio bene e per ricostruire il proprio futuro, con forze fresche che mettono a disposizione anche la propria opera di volontariato per il bene della comunità. Una comunità che sta ritrovando la propria identità e si sta ricompattando, pur nelle molte difficoltà, pur contro le resistenze ostative, per uscire dalla crisi, così complessa per il nostro territorio e crearsi nuove prospettive. Ovviamente ringraziamo tutti i volontari che ne hanno resa possibile la realizzazione. Il recupero di un arco può rappresentare soltanto un simbolo, ma è l’opera di chi ha contribuito a farlo ad arricchirci come paese.”
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Io, comunque, mi son sempre chiesto a cosa servano quei tre “manufatti” posti agli angoli interni dell’arco, dal momento che, in corso d’opera, non sono stati rimossi. Mi è stato detto che si sia voluto “conservare” il ricordo di quando, per impedire che la gente, scappata dalle osterie dopo abbondanti bevute, “ne avesse potuto rilasciar qui buona parte.” Se qualcuno potesse darmi una qualche diversa versione, gliene sarei infinitamente grato.