No alla geotermia, sì al nucleare!
—lP—
di Jori Cherubini
Basta dare “la colpa” a Enel, amministratori e multinazionali. La “colpa” della geotermia è in gran parte degli ambientalisti che hanno detto di “no” al nucleare, già dagli anni ’70.
Oppure crediamo di essere migliori del resto d’Occidente? La maggior parte dei paesi europei posseggono proprie centrali nucleari che da sole contribuiscono al fabbisogno energetico e – oltretutto – costituiscono un introito economico importantissimo (vedi Francia). La geotermia non è altro che la normale conseguenza al suddetto “no”, reiterato nei decenni.
L’Enel, come le altre compagnie energetiche, si è trovata a dover creare energia escludendo, per referendum (figlio di paura, propaganda e ideologia), la fonte principale, il nucleare. Giappone, USA, Russia, Germania (che ha proclamato la messa al bando ma di fatto non ha mai smesso di produrla), Francia (che confina con noi e ci vende carissima la propria corrente).
Oltretutto subiamo la beffa delle bollette, più care rispetto al resto d’Europa proprio perché una parte serve a sviluppare/sovvenzionare le cosiddette energie alternative: oltre la geotermia, che sappiamo non essere né pulita né rinnovabile, ci sono i pannelli solari (fotovoltaico) che contengono silicio amorfo, altamente inquinante e le cui scorie, secondo il professor Franco Battaglia (docente dell’Università di Modena), sarebbero 10 volte più onerose e difficili da smaltire rispetto a quelle derivanti dal nucleare; o le pale eoliche che sterminano uccelli e comunque non coprono che un fabbisogno minimo, ininfluente.
Altra beffa, le scorie. In molti non vogliono il nucleare per paura della “non smaltibilità”. Ebbene, in Italia esistono decine di siti contenenti i suddetti scarti (vedi cartina in alto). “Alcuni si trovano all’interno delle ex centrali e impianti nucleari gestiti da Sogin, oggi in fase di smantellamento, altri sono depositi in condizioni precarie (emblematico l’ex deposito privato della fallita Cemerad di Statte, in provincia di Taranto).
La carta nazionale delle aree potenzialmente idonee dovrà essere pubblicata entro l’anno ed era attesa ad agosto. La creazione di un unico deposito è ineludibile: ogni paese europeo ne è dotato e ciascuno stato deve essere capace di gestire i suoi rifiuti, pena multa milionaria dell’Unione europea.” si legge da un recente articolo/studio a firma Alberto Brambilla (reperibile su ilfoglio.it).
Ecco il paradosso: non vogliamo il nucleare perché non vogliamo le scorie, ma le scorie ci sono già, e in quantità enormi. Ma forse è tardi. Il treno è passato. Infatti in Europa, dove il nucleare in ogni caso continua a essere la fonte principale…
- petrolio 12,3 %
- gas 18,7 %
- carbone 19,6 %
- nucleare 28,3 %
- energie rinnovabili 19,9 %
- rifiuti industriali 1,3 %
…ormai si stanno intraprendendo politiche, e quindi sovvenzionamenti, finalizzati il più possibile all’”energia pulita”, e quindi alla geotermia, tanto voluta proprio dagli ambientalisti.
Dobbiamo sapere che la geotermia in Amiata e anche, quindi, nel comune di Abbadia San Salvatore, è un processo irreversibile.
La geotermia si farà. Punto. Non si scappa. Qui dobbiamo scriverlo per dovere. Le ricerche, i progetti, gli investimenti, sono in atto.
Altra notizia, sempre di oggi: “Trenta centrali geotermiche a media e alta entalpia, grandi ciascuna come un terzo di un campo da calcio: (…) A realizzarle, nell’area principe della geotermia toscana – i permessi di ricerca riguardano oltre al Monte Amiata i territori dei comuni di Roccastrada, Volterra, Castelnuovo Val di Cecina e Pomarance – sarà Rete Geotermica”.(fonte: distrettoenergierinnovabili.it).
Ecco, il Monte Amiata si dà per scontato. E sappiamo che, anche qualora l’amministrazione non volesse esiste una legge italiana che impone una scelta “dall’alto”. Quindi siamo “condannati alla geotermia”.
Eppure gli stessi stati che detengono il (“cattivissimo”) nucleare sono particolarmente cauti quando si tratta di geotermia. Infatti, come riportato negli studi dello stesso Michael Bates - il professore associato di Epidemiologia dell’Università di Berkeley che nel 2009 condusse, e presentò, un encomiabile studio aggiornato sulla geotermia – fuori dall’Italia, e forse dalla Toscana tout court, gli impianti geotermici, per legge, devono essere costruiti ad almeno 300 chilometri dai centri abitati. Questo succede dappertutto, si chiama principio di precauzione (chi scrive lo chiama principio di realtà).
Non si capisce perché nel nostro caso non debba valere almeno il principio di precauzione. Specialmente se pensiamo che la mortalità (in particolare quella maschile) è in aumento e in cima alle statistiche regionali. A Firenze si vive di più, nonostante il traffico, l’inquinamento, lo stress cittadino. In montagna, da noi, dove l’aria “è pulita” si vive mediamente meno che nel resto della Toscana. Prima di procedere a ulteriori impianti “puliti” si escluda scientificamente (con prove provanti, schiaccianti, inconfutabili) la correlazione fra emissioni geotermiche e tumori. Grazie.
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